Con il pragmatismo di Capello il giallorosso torna a volare
Certo, l'esule Di Biagio annienta probabilmente le speranze biancocelesti riferite all'area-scudetto, mentre due minuti prima l'estroso Amantino torna redditizio per rasserenare quanti paventano l'eclissi degli splendori esportata pure a Perugia. Dove risulta importante solo vincere, dopo quella Befana avvelenata da Shevchenko. Dove, ogni altro esito davanti all'organizzazione umbra, sempre imbattuta sul proprio campo, autorizzerebbe cattivi pensieri nella nostra capitale, nonostante le cifre documentino ancora una supremazia finora lampeggiante. Questa l'atmosfera respirabile, cui Fabio Capello oppone l'abituale pragmatismo fra profeti di sventura già pronti alle sciabolate critiche, senza coerenza e senza ritegno. Il pretesto potrebbe derivare dal modificato modulo tattico, cioè dal ripristino dei cinque centrocampisti al posto della promessa (rituale?) trazione anteriore, con l'equilibratore Delvecchio eventualmente preferito all'affaticato Carew. I cronisti abboccano, forse dimenticando gli accorgimenti che rendono unico lo stakanovista goriziano nel gestire le fasi più delicate. Giusto aggiungere il redivivo Tommasi; azzeccato proteggere meglio il reparto arretrato, aspettando che Samuel (squalificato domenica prossima) e Chivu (sostituito da Dellas, a metà tragitto) recuperino la condizione ottimale. Poi, archiviata la rete-lampo firmata Mancini, uno spiffero fortunato aiuta Pelizzoli, comunque bravo a deviare sul palo il bolide-Zé Maria durante una rara amnesia degli interditori giallorossi. Le cassanate proseguono in campo e fuori, forse propizie a chiudere oltre i quaranta punti il girone d'andata dei record, senza sottovalutare la Sampdoria ieri beffata in casa dall'intramontabile efficientismo juventino. Pazzo campionato: il milanista Kakà travolge la Reggina e ci assicura che restano tre pretendenti al titolo tricolore, con prevalente profumo di Roma.