«Molte società rischiano di fallire»
Così il presidente della Figc, Franco Carraro, lancia l'allarme sulla situazione patrimoniale del calcio italiano sempre più sull'orlo del baratro. E l'occasione è la prima conferenza stampa del 2004 tenuta ieri mattina all'hotel Parco dei Principi. Un incontro di quasi due ore nei quali il numero uno di via Allegri ha tratteggiato vari argomenti, dalla Nazionale di Trapattoni attesa all'impegno europeo in Portogallo, all'Under 21 e ai possibili fuoriquota olimpici, per finire con il doping, farmacologico e amministrativo. Presidente Carraro, come sta il calcio italiano? «Purtroppo la situazione è difficile e nell'ultimo anno è peggiorata in quanto è venuto meno il mercato dei calciatori. Il nostro calcio ha l'abitudine di spendere troppo, più del dovuto. Si è pensato che l'aumento degli introiti da parte della tv criptata non avrebbe avuto limiti. Prima le società pensavano di poter sanare i loro bilanci con la cessione di alcuni calciatori, attraverso delle plusvalenze. Oggi le società non possono più sperare che, vendendo qualche talento possano ripianare i bilanci. È un evento sul quale non si può più contare. E il venir meno di questa abitudine non può non creare scompensi. Data questa situazione c'è la necessità di controlli rigorosi per garantire la regolarità dei campionati. Le società dovranno mettersi in regola con le normative Uefa ma dovranno anche aver saldato i loro calciatori. Al momento posso dire che c'è il concreto rischio di fallimenti di società di calcio come già accaduto in Italia, a cominciare dal Palermo nell'86 per finire alla Fiorentina». Quante sono le società a rischio? «Non posso rispondere a questa domanda perchè ho la responsabilità di non creare allarmismo. Quello che posso dire è che bisogna mettersi intorno ad un tavolo per risolvere problemi come la mutualità verso la Serie B e l'accordo collettivo con i calciatori che non è stato ancora rinnovato. Sono le leghe a dover affrontare queste situazioni ma la Figc non potrà non intervenire se il dialogo non avrà successo. E dovremo chiarire la situazione nei prossimi mesi per gettare le premesse dell'avvio dei prossimi campionati». Cosa fare per migliorare questa situazione? «Bisogna stoppare, per usare un gergo cestitico, ingaggi spropositati. Nell'Nba i giocatori non si sognano neppure di chiedere stipendi parametrati a quanto guadagna Jordan. Nel calcio italiano, invece, c'è la cattiva abitudine di parametrare i compensi a quelli dei calciatori che rappresentano i big. Come la mettiamo la legge spalma ammortamenti che è ancora all'esame della Commissione europea. «Dobbiamo prima di tutto capire che fine farà la legge, nata per un motivo preciso. Moltissime società avevano iscritto a bilancio dei valori calciatori abnormi. Si doveva consentire di sgonfiare quelle cifre, senza però creare uno stato di crisi perchè se si toglie una voce all'attivo la si deve pur ripianare in qualche modo». Gazzoni e Giraudo continuano però a parlare di doping amministrativo: come la mettiamo? «Non mischiamo la salute delle persone con problemi amministrativi. Le società che sono iscritte a questo campionato sono in regola e l'epilogo finale di questo campionato sarà regolare». Trapattoni sarà confermato alla guida della Nazionale? «Lo abbiamo tenuto quando dopo Serbia e Galles molti lo volevano esonerato. Io dico soltanto che non è ipotizzabile pensare quello che accadrà questa estate perché tutti, io compreso e non solo il Trap, siamo in scadenza di contratto. Diciamo che come Nazionale abbiamo il bisogno di cancellare l'amarezza della Corea dove non è stata solo colpa degli arbitri. Ci abbiamo messo del nostro per essere eliminati. Di sicuro l'esito dell'europeo sarà determinate. Trap è intelligente e sa bene che il Portogallo è la sua grande occasione». E se intanto dovesse firmare per un altro club? «Fa nulla, perché a Euro 2004 sono certo darà il 200 per cento perché anche lui ha biso