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Lite con Capello, Cassano lascia l'allenamento L'allenatore non fa sconti: «Solo i conigli scappano». E il barese si confida col vice-Galbiati

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Lati del carattere che hanno fatto la fortuna (o la sfortuna, in altri casi) di personaggi illustri in diversi campi. Trasferendo questo concetto al mondo del calcio, gli esempi sono diversi, uno di questi gioca nella Roma, fa l'attaccante ed ha un nome e cognome ben preciso: Antonio Cassano. Un giocatore così farebbe la fortuna di ogni allenatore per quel suo talento che si manifesta in giocate imprevedibili, brillanti, che lasciano di stucco gli avversari e fanno applaudire chi le guarda. Ma in questi casi un rovescio della medaglia c'è sempre. Stavolta è il carattere del giocatore, un po' Gianburrasca che a volte esplode in atteggiamenti che farebbero perdere le staffe anche ad un santo. Il talento di Bari Vecchia, per i suoi atteggiamenti, ha fatto anche coniare dagli addetti ai lavori un neologismo: la cassanata. Ed è proprio una nuova «cassanata», quella accaduta ieri a Trigoria quando, durante la seduta di allenamento, c'è stato un nuovo scambio di battute tra Fabio Capello ed il giocatore. La squadra aveva appena finito di lavorare in palestra ed era scesa in campo per iniziare la parte tecnico-tattica per provare qualche schema in vista della trasferta di Perugia. Capello ha ordinato degli esercizi sul possesso palla ed è qui che è entrato in ballo l'estro di Cassano che ha cominciato con qualche tocco di palla lezioso, più volte ripreso dal tecnico che voleva più concretezza nella manovra. All'ennesimo colpo di tacco, a gelare l'aria del campo di allenamento del Fulvio Bernardini, si è levato un «basta con queste cose, non sei Maradona», firmato Fabio Capello, destinatario Antonio Cassano. Il barese non ha gradito e per tutta risposta ha smesso di allenarsi per andare e mettersi seduto in panchina. Ma al barese non è bastato il solo estraniarsi dal gioco, ad un certo punto ha fatto di più: si è alzato e si è diretto verso gli spogliatoi, testa bassa e lamentele. Ed è in questo momento che la pazienza di Capello è andata a farsi benedire con un bel «dove vai, solo i conigli scappano». Cassano non ha lasciato però il centro sportivo, è rimasto a Trigoria, si è confidato con Galbiati, il vice di Capello e poi è andato via. Nessun faccia a faccia con il tecnico, tutto rinviato a questa mattina quando la squadra si ritroverà per la classica rifinitura. Insomma, come le altre volte, la cosa rientrerà al più presto nei binari giusti. Bastone e carota, disse una volta il tecnico Goriziano per spiegare il suo rapporto con il barese, questo metodo, finora, sembra sempre aver funzionato anche se i litigi (o divergenze) tra i due non sono una novità. L'ultimo in ordine di tempo, un paio di mesi fa, il 20 novembre scorso quando Cassano, reduce dagli impegni azzurri, venne escluso dalla partitella in famiglia e lasciò il terreno di gioco nonostante i ripetuti richiami di dell'allenatore. In quell'occasione il giocatore era dolorante ad una caviglia e fu costretto ad allenarsi in maniera differenziata per un paio di giorni. Tornando indietro nel tempo, nel marzo del 2001 abbandonò il ritiro dell'Under 21 polemizzando con Gentile che lo aveva tenuto in panchina contro la Romania, nel novembre del 2002, invece, non si presentò a Trigoria per allenarsi e venne escluso dalla lista dei convocati per la gara successiva. Intanto non verranno presi provvedimenti disciplinari per lui e domani sarà regolarmente in campo contro il Perugia.

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