di MARCO PATRICELLI PESCARA - Ai suoi tempi le sostanze proibite correvano attorno al ...
Giovanni Galeone esce allo scoperto e rivangando il suo passato di calciatore professionista saetta tout court al microfono del Tg3 che «si usavano sostanze tipo Micoren, cortecce surrenali, Norden: noi le prendevamo in piena fiducia ritenendo che ci venissero somministrate per il nostro bene». L'ex tecnico di Pescara, Perugia e Napoli da qualche anno in inattività forzata, all'epoca calciatore non di primissimo piano, raccoglie l'assist di Vialli a qualche anno di distanza dalle velenose affermazioni di Zeman che scoperchiarono il vaso di Pandora con i mali del «calcio chimico». « Il doping è una piaga vecchissima, sin dai miei tempi. Ora si ricordano i casi clamorosi e le tragedie, di Signorini, di Lombardi, di Petrini che hanno avuto sicuramente dei collegamenti con quelle sostanze che loro devono aver assunto. Questo ormai è quasi un dato assodato. Adesso è un doping un po' diverso, più sofisticato. Però questa ricerca della prestazione a tutti i costi, porta a delle conseguenze che sono deleterie per tutto il mondo del calcio». Come dire che la scienza applicata alle prestazioni sportive ha altre forme ma le stesse esigenze, e la raffinatezza delle tecniche non scalfisce il segreto di Pulcinella: primo vincere, poi partecipare. Che il re sia nudo non l'ha scoperto Galeone, come non l'aveva scoperto Zeman. Galeone era uno di quelli che le «bombe» non le faceva esplodere, ma le prendeva. Anzi, gliele facevano prendere. Come acqua minerale.