DOPING: LA SENTENZA DELLA DISCIPLINARE
tre mesi a Saadi al Gheddafi del Perugia, a partire dal 6 novembre 2003. Queste le decisioni della Disciplinare per i due giocatori rinviati a giudizio dalla Procura antidoping del Coni per essere stati trovati positivi per metaboliti di nandrolone. Kallon era risultato positivo per norandrosterone e noretiocolanolone al controllo effettuato il 27 settembre scorso dopo la gara di campionato Udinese-Inter (0-0), in cui l'attaccante della Sierra Leone giocò tutti i 90'. La controanalisi eseguite il 14 novembre avevano poi confermato la positività. Gheddafi era stato trovato invece positivo al controllo eseguito dopo Perugia-Reggina del 5 ottobre scorso, partita nella quale non aveva nemmeno giocato rimanendo in panchina, per la «presenza di norandrosterone in misura superiore al limite Cio». Il figlio del leader libico non aveva chiesto le controanalisi. Per Kallon la Procura aveva in un primo momento chiesto «il riconoscimento della responsabilità per doping intenzionale» e quindi una squalifica di quattro anni, abbassando poi la richiesta a 16 mesi per il riconoscimento dell'attenuante prevista dal regolamento: «Tuttavia, in base a circostanze specifiche, eccezionali, la cui determinazione spetta in prima istanza ai competenti organi federali, potrà essere prevista un'eventuale modifica alla sanzione di due anni». La sanzione prevista dall'articolo era di due anni perchè non si riferiva al doping intenzionale, ma la Procura nella sua richiesta ha deciso di estendere l'attenuante anche a questo caso. Per Gheddafi, invece, la Procura aveva in un primo momento chiesto una squalifica di due anni, ridotti a tre mesi anche per la collaborazione prestata dall'atleta. Eventuali ricorsi a parte, Kallon potrebbe tornare in campo dopo il 23 giugno 2004. Comunque Kallon vuole accorciare i tempi e ricorrerà alla Caf. Lo dicono il legale dell'Inter, avvocato Adriano Raffaelli, e quello del giocatore, avvocato Pierfilippo Capello, che in attesa delle motivazioni della sentenza affermano che a loro avviso il caso sarebbe stato riconosciuto come doping involontario e non intenzionale. «La Commissione disciplinare ha qualificato l'episodio quale fatto di doping involontario in quanto ha inflitto una pena incompatibile con un'ipotesi di doping intenzionale. Restiamo in attesa della motivazione della decisione, che sarà resa nei prossimi giorni».