Capello e Ancelotti pronti a disegnare la supersfida sul tappeto verde dell'Olimpico
Terzo in campionato, il Milan ha reso esaltante la sua stagione vincendo la finale tutta italiana di Champion's League e poi la Coppa Italia, rendendo tutto sommato più agevole l'approccio con gli impegni successivi: nessuna rivoluzione, un paio di ritocchi importanti. Reale esigenza, forse, quella di liberarsi da qualche presenza scomoda, su tutte quella dell'indecifrabile Rivaldo, infine scaricato a rate. Tre gli arrivi di un certo peso: da Roma, Cafu e Pancaro per le fasce, dal San Paolo il ventunenne Kakà, buono per il presente, ottimo per il futuro, anche il più vicino. Secondo logica, in più ampia prospettiva avrebbe dovuto lavorare la Roma: preoccupata per un ottavo posto non del tutto attribuibile ai capricci della sorte e per una situazione economica che l'aveva posta, in estate, ai limiti della sopravvivenza. Nel solco della stessa filosofia del Milan, sia pure con spinte diverse, la Roma ha badato alla qualità nel nuovo e all'abbondanza nello sfoltimento di un organico condizionato, nella stagione precedente, proprio dalla mediocrità delle seconde linee. Chivu il colpo a sensazione, poi il riscatto di Dacourt e quello di Mancini, il prestito del gigante Carew, poco entusiasta di una collocazione precaria nel Valencia. Che siano Roma e Milan, le protagoniste del più atteso confronto stagionale, non deve sorprendere: sezionandole, si potranno avere soltanto conferme.