MILANO — Sei anni e uno scudetto con la Roma non si possono dimenticare.

L'ex che non spera di venire rimpianto ma solo non dimenticato: «Ho un grande ricordo di tutto quello che ho fatto a Roma - dice il brasiliano - Insieme ai miei compagni di squadra abbiamo dato tante soddisfazioni ai tifosi e loro le hanno date a noi. Penso alla vittoria dello scudetto, ma non solo». Il legame coi tifosi giallorossi, che sono rimasti male per il suo addio e il passaggio in rossonero, secondo il brasiliano non si è spezzato: «Il pubblico dell'Olimpico è straordinario e non sarà la stessa cosa averlo contro. Spero che qualche traccia di tutto ciò che di positivo c'è stato, sia rimasta». Una speranza, nessuna rivincita da prendersi, niente da dimostrare: «Entrerò in campo per fare il mio lavoro. Vado a Roma pensando alla maglia del Milan e al fatto che dobbiamo cercare di fare la nostra partita». Chi saluterà per primo? «Il primo che incontrerò. Ricambierò il saluto di chiunque, ho sempre fatto così e sarà così anche il 6 gennaio». Una partita che per molti vale mezzo scudetto: «Non sarà decisiva ma sicuramente influirà in maniera importante sul resto del campionato. Chi vince martedì avrà una spinta in più degli avversari, avrà più carica soprattutto dal punto di vista psicologico». Come si vince Roma-Milan? «Può decidere un episodio o il fatto di sbagliare poco: in partite così può succedere di tutto». La Roma appare invulnerabile. Cafu la paragona addirittura a due Nazionali brasiliane del passato. «La Roma è fortissima. Fino a oggi il loro punto di forza è stato il collettivo, fanno molto bene sia la fase offensiva che quella difensiva. Sui singoli dico solo che Cassano è un grande talento e matura ogni anno di più, mentre Capello è un allenatore vincente. Sono fortissimi ma anche il Brasile del 1982 e del 1986 era composto da fenomeni, quei mondiali però li hanno vinti altre squadre. Nel calcio conta il risultato, conta arrivare in testa alla fine».