IL SERBO: GIOCHERÒ ALTRI DUE ANNI MA DAI BIANCOCELESTI NESSUNA PROPOSTA DI RINNOVO
Un contratto in scadenza, una società in crisi economica ed una squadra che lo fa ancora divertire sul campo: il serbo parla senza freni. Mihajlovic che anno è stato per lei questo 2003? «Un anno molto buono, abbiamo ottenuto dei risultati importanti in mezzo a mille difficoltà. Mi esalto sempre davanti a situazioni difficili, peccato per l'eliminazione in Champions League, è l'unico neo di un'annata da incorniciare». Ha già parlato con la società del rinnovo contrattuale? «L'accordo con la Lazio scade a giugno ma non ho ancora discusso con i dirigenti per quanto riguarda il mio futuro. L'ideale per me sarebbe chiudere la carriera a Roma, con la maglia della Lazio». Dopo diciotto anni ha ancora voglia di giocare a calcio? «Questo sport mi diverte, andrò avanti per altri due anni, almeno. Anche se non dovessi restare a Roma continuerei altrove, posso dare ancora molto». Passano gli anni ma i problemi della società restano gli stessi. «Sono preoccupato, così come lo sono tutti i miei compagni di squadra. Capisco che la Lazio si trova in una situazione difficile. L'aumento di capitale è importantissimo, bisogna farlo per forza: qualora non dovesse essere sottoscritto non so come potrebbe finire questa storia. Noi calciatori cercheremo di aiutare come sempre il club. Ma non bisogna sempre chiedere. Noi la nostra parte l'abbiamo già fatta e faremo altre cose se sarà necessario, ma vogliamo delle garanzie che proteggano anche i nostri interessi». Otto turni di squalifica in Champions senza ricorso. Perché? «Non volevo dar loro - i dirigenti dell'Uefa n.d.r. - un'altra soddisfazione. Mi hanno trattato come un criminale di guerra e mi è andata pure bene...l'Uefa ha avuto un occhio di riguardo, mi aspettavo anche due mesi di carcere». Scelga un'istantanea per fotografare il 2003. «Scelgo il mio gol su calcio di punizione contro il Benfica che ci ha regalato la qualificazione in Champions. Ma se devo uscire fuori dallo sport dico la guerra in Iraq: è un ricordo negativo, che non va dimenticato».