Delvecchio: «Scudetto e Roma a vita»
365 giorni dei quali qualcuno verrà dimenticato, mentre altri verranno custoditi nel cassetto dei ricordi. Teoria, questa, applicabile anche al calcio, e mai così azzeccata se si scambiano due chiacchiere con Marco Delvecchio. «Il 2003 per me non è stato fortunato tra tutti gli infortuni che non mi hanno permesso di giocare con continuità. Ora sto bene, sono attento alle ricadute e lavoro per essere sempre a disposizione». E pensare che Sensi voleva mandarla via? «Mi da fastidio tornare su cose non proprio piacevoli. Sono rimasto e sono contento che arrivi il nuovo anno per voltare pagina». Allora parliamo di Roma? «Quella passata è stata una stagione dove tutto è andato storto, ma non potevamo essere diventati da metà classifica in un attimo. Ora con pochi innesti siamo una squadra forte e competitiva». Difficile conciliare campo e vicende societarie? «Essere primi è un modo in più per dimostrare quanto questo gruppo sia unito. Patto d'onore? Si, ci siamo detti che dovevamo pensare solo a giocare bene, il resto si sarebbe risolto e qualcosa si è già visto». Parliamo dell'attacco: Carew? «È forte, ma non temo la concorrenza di nessuno. Quando sono stato bene ho sempre giocato perciò non penso di avere problemi». Totti? «È strano non vederlo tra i primi nella classifica del Pallone d'Oro. Ancora più strano il fatto che non sia stato preso in considerazione dai Ct. È una cosa che fa pensare visto che il suo valore è sotto gli occhi di tutti». Il sei gennaio c'è Roma-Milan «Serve concentrazione e dobbiamo giocare come sappiamo, contro i campioni d'Europa non puoi prendere la partita sotto gamba. Due risultati su tre? Non ci sono, dobbiamo vincere e basta». Obiettivo Europei per Delvecchio? «Eccome. Trapattoni ha stima nei miei confronti e quindi se farò bene con la Roma, mi porterà con il gruppo azzurro». Ormai è un veterano della Roma. Sensazioni? Il mio contratto scade nel 2005 ed il mio traguardo è quello di finire la carriera in giallorosso. Vorrei essere ricordato per quello che ho dato in quasi dieci anni. Sono attaccato alla società, alla città, alla gente. Ho già deciso con la famiglia di rimanere a vivere qui». (anche se il Betis lo corteggia da tempo ndr) Con i tifosi? «Alla fine abbiamo capito tutti e due di aver sbagliato. Ero preso di mira ingiustamente e da bravo testardo cercavo una rivincita ed è arrivato quel gesto delle orecchie. Ai tifosi piacciono i giocatori di carattere e quindi subito dopo è scattato il feeling». Qualche augurio per l'anno nuovo? «A Capello, a Sensi ed ai tifosi auguro di vincere tutti insieme. A me stesso, invece, di essere protagonista nel girone di ritorno. A chi dice che stavolta possiamo solo perdere, rispondo invece con gli scongiuri».