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Lazio, San Marino gioca a carte coperte

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Minacciata l'azione di responsabilità: «Abbiamo i mezzi giuridici per farlo». Silenzio sulla quota

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Anzi l'annuncia. Si va allo scontro con Capitalia. La scalata del gruppo è arrivata allo snodo cruciale: «chiediamo che l'alta dirigenza e Capitalia si tolgano di scena entro 30-40 giorni, altrimenti ci vedremo in sede giudiziaria», intima l'avvocato Riccardi, procuratore speciale del gruppo. Un ultimatum, la minaccia di un'azione di responsabilità. Senza specificare la quota detenuta, ma sottolineando che «il gruppo per prendere un'iniziativa del genere ha le potenzialità e i requisiti necessari» e rispondendo in modo deciso alla Consob che «chiede notizie, senza occuparsi di questioni più importanti». Insomma la cordata va al muro contro muro. E chiede che l'istituto di credito guidato da Geronzi «porti via le passività legate ai contratti stipulati con gli alti dirigenti e per altre consulenze, pari a circa 10 milioni di euro». Si parla anche di Mancini, legato però al suo ruolo di manager. La decisione, chiaramente, è degli imprenditori misteriosi legati alla cordata, con una novità importante, la novità della giornata. «Devo rispettare le volontà dei tre investitori che sono dietro al progetto», svela l'avvocato Riccardi. Il nome di uno di loro, Ernesto Bertarelli, circola sempre con più insistenza. L'armatore di Alinghi è interessato a entrare nel calcio ma potrebbe farlo in punta di piedi. Una cosa è certa: l'operazione è portata avanti dall'Ubs di Zurigo e i movimenti borsistici vengono monitorati anche con l'ausilio costante del Monte dei Paschi di Siena e una fiduciaria sanmarinese. Il resto fa parte d'un quadro già noto: dalla volontà di non partecipare all'assemblea chiamata a ricapitalizzare la società, al rapporto, pregresso, con le banche. «Il nostro interesse è nato a maggio, ma nell'incontro tra i miei collaboratori (avv. Coletta e avv. Buono, presenti ieri al tavolo della conferenza, insieme a Gianluca Di Carlo) e il prof. Carbonetti abbiamo trovato ostilità, le porte chiuse: credevamo si potesse creare un'alleanza imprenditoriale con chi rappresentava il 5,70% del capitale sociale biancoceleste, cioè Capitalia. Da quel giorno non è possibile alcuna convergenza. E abbiamo lo strumento giuridico per ottenere i nostri obiettivi entro 40 giorni». Che saranno i 40 giorni più lunghi del popolo laziale, in attesa di notizie e di quella schiarita che sembrava a un passo e invece è slittata. Anche per far uscire allo scoperto i nomi di chi si cela dietro la scalata, che per ora ha permesso al gruppo di rastrellare azioni e di toccare con più società una quota che oscilla intorno al 20%. Nella forbice temporale si staglia anche la terza convocazione dell'assemblea per ricapitalizzare la società, «ma il problema -sottolinea l'avvocato Riccardi- è sottoscrivere l'aumento non deliberarlo». Il mercato ha risposto negativamente: dal +10% di inizio mattinata al -5% di chiusura. Un riflesso che cela la complessità della situazione. Anche perché lo scontro nasconde esiti imprevedibili: i tre imprenditori in questione sembrano comunque orientati a non desistere, per sviluppare il progetto immobiliare che s'associa alla finalità sportiva. La società, intanto, non ha ancora reperito le potenzialità imprenditoriali per supportare l'aumento di capitale da 100 milioni. Merloni potrebbe essere incluso nel discorso ma convertirebbe parte del proprio credito in azioni: niente cash insomma. Vani, al momento, i tentativi per coinvolgere Angelucci. E sul tavolo c'è la questione del piano-Baraldi: entro il 31 dicembre la società intende far prorogare l'accordo siglato dai giocatori nella scorsa primavera. In ballo ci sono 11 milioni di euro.

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