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dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI FORMELLO — L'ultimo anelito calcistico del 2003 ...

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Almeno in parte. Non foss'altro per quel nuvolone societario da spazzare via, per il piano-Baraldi in altalena (ieri è scaduto, si tratta sulla proroga) e per una classifica da alimentare. Insomma tre buone ragioni per dare l'assalto all'Inter e provare a rasserenare l'orizzonte. Stasera all'Olimpico (ore 20,30, diretta Sky 1) Mancini chiederà ai suoi di ripetere la sfavillante prova offerta contro la Juve. Magari con lo stesso esito. Per questo il tecnico si riaffiderà ancora al 4-3-3 atipico visto all'opera contro la banda-Lippi. Due i dubbi: Mihajlovic e Muzzi. Il serbo, convocato, effettuerà un provino in mattinata per tentare il recupero (difficile) in extremis. L'attaccante invece ieri non s'è allenato. Un attacco influenzale l'ha costretto ad alzare bandiera bianca ma la Lazio di stasera è stata disegnata proprio per esaltare le virtù dell'ex bomber friulano. Le alternative: Oddo avanzato, con Fiore a sinistra e Corradi boa centrale. Altrimenti Zauri a centrocampo e il riabilitato Stankovic in posizione avanzata, chiamato a guastare i piani della sua futura squadra. La candidatura di Dabo, in ballottaggio per un posto al sole, ieri ha perso quota. Non cambierà infine d'una virgola la rassicurante difesa delle ultime uscite: Stam a destra, Negro e Couto al centro, Favalli a sinistra, recuperato dalla contrattura alla coscia destra rimediata ad Ancona. Mancini l'ha immaginata e preparata proprio così la sfida con l'Inter: vuole agganciare Zaccheroni al quarto posto e regalarsi un Natale più tranquillo. Magari per allontanare quel malinconico velo di tristezza ormai neanche più celato. Parole precise. «Dico certe cose perché sono sincero e non devo spiegare niente a nessuno. Sono deluso da quello che è successo, il progetto in cui ero stato incluso non è mai partito. E il mio stato d'animo è diverso rispetto a quello dell'anno scorso. Però se ho detto certe cose è perché sono attaccato alla società, non ho ragionato solo da professionista». L'interpretazione lasciata «a chi legge» e appunti sparsi. «I riferimenti polemici non sono per la nuova società: 7-8 mesi Stankovic avrebbe firmato per la Lazio, ma il suo caso è stato gestito male». Accuse precise, con un riferimento che ronza nei discorsi (Baraldi, ndr) ma non è specificato. È meno sorridente, Mancio. Pensa al futuro del club prima di rivolgere il suo sguardo al campo. «Sapevo che raggiungere il quorum sarebbe stato difficile, ora però le cose si fanno più difficoltose. Bisogna rimanere vicini a questa società e non dare retta a certe stupidaggini (riferimento ai gruppi in ascesa, ndr)». Problemi, anzi un concentrato di interrogativi, che offuscano la sfida che incrocia i destini degli allenatori che si sono scambiati il testimone sulla panchina biancoceleste. E Zac tornerà nello stadio dove ha tolto lo scudetto alla sua attuale squadra, sancendo l'atto finale della storia laziale. Mancini pensa solo al presente. «Zaccheroni ha cambiato modulo, ha portato entusiasmo e sta facendo bene. Sei vittorie consecutive non sono un caso ma noi proveremo a fermarli». Si parla quindi anche di Lazio-Inter. «Temo Vieri, Cruz, Recoba e Van Der Meyde. Hanno una grande squadra ma spero che i ragazzi facciano una bella partita. La gara dell'anno scorso (3-3, ndr) fu spettacolare, sbagliammo a farli rientrare in corsa subendo il gol del 3-1, dopo averli stesi con la terza rete di Lopez. Mi auguro che la partita di oggi, però, sia più proficua. Possiamo fare bene e vincere». Si rallegra così, con la speranza di fare bottino pieno e salutare l'anno con un sorriso. Non sarà più quello dell'anno scorso, Mancini, ma le vittorie aiutano. Anche a colorare la classifica con sfumature diverse. Inebriante, da zona Champions League. Un obiettivo che la Lazio non vuole fallire.

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