Aumento di capitale rinviato al 17 gennaio, piano-Baraldi a rischio. La cordata stringe i tempi
La Lazio è al bivio decisivo. Premessa: l'aumento di capitale, ora c'è l'ufficialità, è slittato al 17 gennaio 2004. E tra il piano-Baraldi che vacilla e il crollo in Borsa (-15,6%, dopo varie sospensioni al ribasso) si fa largo la cordata di San Marino. Lo stato maggiore biancoceleste scruta con diffidenza la scalata «perché se tale cordata avesse davvero un'alta quota della società, si sarebbe fatta un danno e l'avrebbe fatto anche alla Lazio non presentandosi in assemblea», il messaggio dell'ad Masoni. Che ha inviato alla Consob una lettera informale per indagare sui movimenti del gruppo, proprio alla vigilia dell'appuntamento di ieri. La cordata sanmarinese, che non ha presenziato per non deliberare una decisione targata-Capitalia, tradisce ottimismo e attraverso l'avvocato Riccardi, procuratore speciale degli imprenditori coinvolti nell'ascesa, ha replicato con decisione all'«attacco burocratico». Parole decise con un'ammissione importante. «Mi auguro che lo scrupolo adottato dalla Consob, che ci ha inviato una raccomandata il giorno prima (giovedì, ndr) dell'assemblea chiamata a deliberare l'aumento di capitale della S.S. Lazio, fatto che alimenta almeno la nostra perplessità, sia esperito nei confronti di tutti i cittadini e di tutti gli azionisti delle Società per azioni. Il sottoscritto, impegnato professionalmente, era impossibilitato a rilasciare comunicazioni entro le 18 dello stesso giorno, come richiesto dall'organo di controllo. Non è stata commessa, né tantomenno accertata alcuna violanzione, pertanto il sottoscritto, vincolato dal segreto professionale, non deve sostituirsi agli aventi diritto e agli eventuali titolari di quote azionarie. Comunque lunedì risponderemo in conferenza alla Consob per poi formalizzare, con le dovute comunicazioni, i nostri movimenti». Un messaggio esplicito: tra 72 ore la cordata di San Marino ufficializzerà l'ingresso nella Lazio. La quota oscilla intorno al 26%, rastrellata attraverso il Monte dei Paschi di Siena, una fiduciaria sanmarinese e l'Ubs di Zurigo, dietro al quale si cela l'armatore di Alinghi, Ernesto Bertarelli. E subito dopo, al di là delle smentite di rito, sarà Luca Baraldi a gestire il rilancio societario. Sempre viva l'ipotesi-Opa. Il resto fa parte dell'attualità: l'appello lanciato ai piccoli azionisti non ha sortito l'effetto auspicato. A Formello, ieri per la seconda convocazione dell'assemblea chiamata a deliberare la ricapitalizzazione da 120 milioni, era presente solo il 12,87% del capitale sociale (190 azionisti in proprio, oltre 500 attraverso delega). Troppo poco per toccare il 33,33% più un'azione necessario per raggiungere il quorum. Insomma una delusione, anche se annunciata: anche alcuni azionisti noti hanno disertato l'appuntamento, dopo aver analizzato le proiezioni di inizio mattinata. Tutto da rifare quindi. Anche alcune deleghe, come quelle valide solo per la seconda convocazione. Il fronte si riaggiornerà il 17 gennaio, al Warner Village: in quell'occasione servirà il 20% per deliberare l'aumento di capitale: ieri la società, sommando tutte le quote, vere e potenziali, aveva messo insieme il 23%. Fin qui i numeri. Il corollario è fatto di preoccupazioni legate al piano-Baraldi. Oggi scade l'intesa firmata con la squadra per convertire 5 mesi di stipendi arretrati in azioni. E il club ora dovrà almeno cercare di prorogare l'accordo, per non dover sborsare circa 11 milioni di euro cash (anche se dilazionati): i tempi per la nuova intesa sono stretti. Entro il 31 dicembre si dovrà fare chiarezza. L'ad Masoni e il presidente Longo fanno trasparire ottimismo: «Abbiamo parlato con i procuratori. Siamo fiduciosi e al lavoro per ottenere la proroga. Il dialogo è aperto». La squadra attende dopo l'ottimismo iniziale s'insinua il dubbio. Anche perché l'incerto orizzonte societario ora è squarciato dall'ascesa della cordata di San Marino.