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Milan, undici metri di rabbia

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Anzi, dopo la finale di Champions, sembra quasi che i penalty non sorridano più ai rossoneri che, dopo aver perso la Supercoppa Italiana ad agosto proprio dagli undici metri, ieri hanno replicato con il Boca. Decisivi gli errori dello specialista Pirlo (parato) e, soprattutto, di Seedorf e Costacurta, che hanno calciato come pivelli: il primo mandando la palla alta, il secondo prendendo terra e regalandola al portiere. Finisce così, con il Boca che alza il trofeo per la terza volta nella sua storia e il Milan che fa mea culpa per una partita giocata al di sotto delle sue possibilità. Ora intorno ai rossoneri fioccheranno i processi. Ma dove finiscono i demeriti del Milan e dove iniziano i meriti del Boca? Ognuno dirà la sua. Per noi Carlos Bianchi deve aver studiato molto bene la squadra di Ancelotti per sapere che i rossoneri soffrono terribilmente gli avversari che si chiudono a riccio nella propria metà campo. Un difetto evidenziato anche in campionato, dove non è un caso se segnano più in trasferta che a S. Siro. E così il Boca, che in Patria cerca sempre il gol, imposta la gara sull'attesa e il contropiede, riuscendo ad irretire la manovra di un Milan che finisce col non trovare quasi mai il modo di liberare al tiro le sue punte. Ne viene fuori una partita più brutta che bella, godibile solo nei dieci minuti che vanno dall'1-0 di Tomasson (verticalizzazione di Pirlo, velo di Shevchenko e battuta al volo del danese) al palo di Kakà. Nel mezzo l'1-1 di Donnet, con Cafu che dà il via all'azione perdendo ingenuamente palla in un dribbling prolungato sulla propria tre quarti. Per il resto tanta tattica e avventurosi tiri da lontano. Le uniche occasioni da rete, oltre a quelle trasformate in gol, nascono o da calci d'angolo (colpo di testa di Schiavi parato da Dida al 19' idem con palla alta al 74' o da spunti individuali (Maldini che non riesce a deviare a tu per tu con Abbondazieri al 61' Kakà che, da due passi, manda a lato al 66'. Al 92', poi, Tevez ha la palla della vittoria, ma dal limite calcia alto. Il Boca appare calmo e determinato, il Milan smarrito e lontano parente da quello visto dalle nostre parti. Si va così ai supplementari, giocati col terrore del Silver Gol. La paura fa novanta e nessuno tira in porta. All'inizio del secondo, però, Shevchenko spreca davanti ad Abbondanzieri, bravo a deviare il tiro. Un'occasione che il Milan si pentirà di non aver concretizzato. A cinque minuti dalla fine, poi, il russo Ivanov annulla per fuorigioco un gol di Inzaghi e la decisione è giusta. rigori il Milan capisce che contro Carlos Bianchi proprio non riesce a spuntarla. Nel '94 c'era lui alla guida del piccolo Velez che fermò lo squadrone di Capello. Ieri sulla panchina del Boca c'era sempre lui, il santone del calcio argentino: istrionico, superbo, carismatico, tanto che prima dei rigori raduna la squadra intorno a sé in una sorta di riunione spirituale per decidere tutti insieme chi se la sente di tirare e chi no. Per il Milan sarà meglio non incontrarlo più.

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