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Longo: «Se l'avesse segnato Totti se ne sarebbe parlato per un mese»

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Un colpo da campione consumato, «che provo spesso in allenamento» e poi la corsa, sfrenata, sotto la Curva biancoceleste. Il flash più bello e importante della Lazio che vince ad Ancona. Liverani sorride e si gode la meritata ribalta. «Ho fintato il passaggio e la conclusione potente, ho visto Scarpi fuori dai pali e ho tentato il pallonetto», il racconto è illuminato ancora da quell'abbraccio con il manipolo di Irriducibili giunto al Conero. Ha conquistato la gente, Liverani. «Credo che ieri ci sia stata la conferma che il rapporto con i tifosi è diventato speciale. Negli ultimi tre anni è stato un altalena di odio e amore, per questo ho voluto ringraziarli. Il gol è dedicato a loro. Sono andato sotto di loro, in questo periodo mi hanno dato davvero tanto». Una bella fiaba, a lieto fine. Con tanto di gemma da incastonare nell'album dei ricordi. E poco importa che dietro quell'esultanza sfrenata si celasse il rischio dell'espulsione. «Sì, ero già ammonito ma non ho pensato a nient'altro in quel momento: volevo andare sotto la Curva biancoceleste. Glielo dovevo. E poi Racalbuto credo abbia visto che i miei compagni erano rimasti in campo». Un gesto troppo bello per essere punito. Un pallonetto delizioso, calibrato, 25-30 metri di gloria che anche Longo vuole premiare. Il presidente non usa mezzi termini. «L'avesse fatto Totti se ne sarebbe parlato per tre anni». E Mancini invece rivela un retroscena. «Quando Fabio avanzava gli gridavo di passare la palla», ricorda il tecnico che con il gol del centrocampista può festeggiare una vittoria preziosa. «Fabio è uno che si impegna sempre al massimo, ieri è stato decisivo», quasi a scacciare i tormenti estivi legati a un tormentone di mercato che da ieri sembra un cimelio d'antologia. Lui, Liverani, guarda avanti e scuote la Lazio. «Ora vogliamo chiudere l'anno alla grande battendo l'Inter. Siamo ripartiti, ho visto lo spirito giusto. Siamo stati criticati eccessivamente dopo la sconfitta con lo Sparta. Siamo a quota 25 punti e possiamo ripetere l'exploit dell'anno scorso, quando girammo la boa con 36 lunghezze e tutti ci incensavano. Mancano ancora quattro partite, possiamo farcela». Sulla partita. «L'Ancona ci ha messo in difficoltà, è stata una sfida difficile. Per questo sono ancora più felice di aver regalato i tre punti alla Lazio». Intanto si entra nella settimana della verità. Venerdì è in programma la seconda convocazione dell'assemblea chiamata a deliberare l'aumento di capitale da 120 milioni. Per tagliare il traguardo bisognerà mettere insieme il quorum del 33,34%, obiettivo ancora lontano. Per questo la ricapitalizzazione, salvo ribaltoni, sarà deliberata solo nel 2004: ora è necessario ottenere la disponibilità dell'intera rosa per rinegoziare, e procrastinare, il piano-Baraldi, che scadrà sabato. La novità più attesa è però legata all'ingresso nel pacchetto azionario della cordata di San Marino, che ha rastrellato sul mercato una quota vicina al 20% (attraverso più soggetti distinti) ma non parteciperà all'assemblea. L'avvocato Riccardi, procuratore del gruppo, non vuole intrecciare rapporti con il sistema bancario. I tifosi aspettano e chiedono chiarezza agli istituti di credito sull'ostilità nei confronti della cordata, manifestata pubblicamente e mai confutata. La Lazio è al bivio decisivo.

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