dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI ANCONA Liverani illumina la Lazio.
Alla fine arrivano almeno i punti: tre e pesantissimi. Che aiutano a cancellare parzialmente la delusione europea e a guadagnare il quinto posto in classifica. La vera Lazio però è ancora lontana distanze siderali da quella vista al Conero. Mancini ora dovrà lavorare sull'entusiasmo e sul gioco per dare la scalata alla Champions League. Magari partendo da domenica, quando all'Olimpico arriverà l'Inter di Zac, per un amarcord carico di significati. Vincere significherebbe agganciare i nerazzurri in classifica e regalarsi un Natale più tranquillo. Il 4-3-3 non funziona Stavolta lo schema aggressivo che aveva steso la Juve diventa una zavorra. Lenta e compassata a centrocampo, con Albertini e Liverani fuori posizione e un gioco che non c'è. La Lazio di Ancona per 60 minuti è proprio così: brutta e impalpabile. Corradi e Muzzi sono abbandonati al proprio destino, Fiore almeno ci prova ma è spesso risucchiato nel limbo dell'anonima prestazione collettiva. Manca movimento, e uomini, sulle fasce, i rifornimenti latitano. Insomma niente a che vedere con la squadra-spettacolo di appena sette giorni fa, lontana dagli equilibri che sembravano un po' la chiave cifrata per trovare la dimensione vagheggiata nel corso di questo primo scorcio di stagione. L'Ancona non è certo il gotha del calcio ma per un tempo sembra una banda di indemoniati e con una traversa di Esposito rischia anche di far naufragare i propositi biancocelesti. In attesa di Lopez e Cesar Senza i due mancini imprevedibili il gruppo non riesce a trovare continuità di rendimento. Non è solo un caso se la Lazio, con Lopez in campo, ha sfornato 25 minuti d'altri tempi contro la Juve. Tra l'argentino e il gol non c'è grossa sintonia ma il puntero è un valore aggiunto che questo gruppo non può regalare a nessuno. Quindi Cesar, che è il vero rimpianto di Mancini. Infortunato da sempre (una partita e mezza giocata in quattro mesi) è la variante per rendere imprevedibile la manovra e scardinare le certezze avversarie. Il tecnico ha anche provato a cambiare formula e modulo ma i risultati arrivano a intermittenza. In attesa del loro rientro ora Mancini dovrà almeno ritrovare i gol dei suoi attaccanti. E un Muzzi che, dimenticata la sfortuna, possa finalmente creare il solco con le altre antagoniste in chiave-Champions. Successo prezioso Lo striminzito 1-0 di Ancona si specchia sicuramente nella prova di Liverani e nell'orgoglio ferito di Inzaghi e Oddo. Con loro protagonisti la Lazio può sviluppare un 4-4-2 più incisivo. Almeno al momento. Il centrocampista, il migliore in campo, ha firmato la vittoria con una perla telecomandata da 25 metri: roba da far stropicciare gli occhi agli esteti del calcio. L'attaccante ha riposto nel cassetto le polemiche e offerto la consueta prova generosa, sostenuta dall'affetto dei tifosi. Il laterale, infine, con Ghedin scudiero di Trap in tribuna a spiarne le evoluzioni, è subentrato in corso d'opera garantendo la consueta spinta sulla fascia. Un concentrato di qualità, dinamismo e volontà a cui non si può rinunciare. Almeno al momento. Infine l'abbraccio alla Curva a fine gara: il modo migliore per ripartire insieme dopo le ultime delusioni. Il segnale più bello per superare le traversie societarie e dare l'assalto al quarto posto.