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Nesta si blocca, in difesa Maldini-Costacurta

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In preallarme anche Laursen. E il tecnico pensa di lanciare Kakà alle spalle di Shevchenko

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Tutto è successo mentre il difensore stava controllando un pallone: l'arto che si irrigidisce improvvisamente, una smorfia di dolore sul viso e la sensazione che il sogno di giocare una finale che forse capita una volta nella vita rischia di svanire proprio sul più bello. Chissà quante ne avrà pensate mentre usciva dal campo zoppicando. Tutto per colpa di quel menisco toccato duro ad Empoli e da allora rimasto dolorante. Se non dovesse farcela spazio a Laursen o Costacurta. Una brutta tegola per un Milan già alle prese con l'acciaccato Inzaghi, la cui presenza o meno spingerà Ancelotti verso un classico 4-4-2 con lui in campo o, se assente, verso il 4-4-1-1 con Kakà alle spalle di Shevchenko. Nonostante questi dubbi, però, il tecnico rossonero si dice tranquillo: «Siamo arrivati in Giappone con molta serenità e se riusciremo a rimanere calmi e concentrati potremo aggiudicarci un trofeo che ci farebbe chiudere in maniera trionfale il 2003, in cui abbiamo già conquistato Champions, Coppa Italia e Supercoppa Europea. Con la vittoria, poi, diventeremmo il club più titolato del mondo a livello internazionale». Per inciso il Milan lo è già, ma insieme a Real Madrid e Independiente, tutte con 15 trofei internazionali già vinti. Una Coppa che Ancelotti ha già alzato da calciatore, quando con il Milan di Sacchi sconfisse per 1-0 i colombiani del Nacional di Medellin il 17 dicembre 1989 (gol di Evani su punizione ad un minuto dalla fine dei supplementari). «Ricordo che alla vigilia di quella partita il mister ci disse di restare calmi. Io farò la stessa raccomandazione ai miei ragazzi, che non dovranno cadere in alcun tipo di provocazione». Come dargli torto visto che il Boca ha basato molte delle sue recenti affermazioni in Patria e all'estero su grinta e aggressività? Mister Carlos Bianchi, poi, con il Milan ha un'ottima tradizione: lo ha battuto nella finale dell'Intercontinentale 1994 col piccolo Velez (2-0 allo squadrone allora guidato da Capello) ed anche nel campionato italiano (3-0 con la Roma all'Olimpico). «Il Milan ha grandi stelle in ogni reparto e tutti i suoi giocatori hanno una notevole esperienza internazionale - dice il 54enne tecnico del Boca - ma la mia squadra è in grado di fermare la loro manovra e prendere il controllo della partita». Una sfida nella quale il Boca è di casa, tanto che domani giocherà la sua terza finale Intercontinentale degli ultimi quattro anni (di cui due vinte) e la quarta assoluta della sua storia (alle tre suddette va aggiunta quella vinta nel 1977 col Borussia M'gladbach, sostituto del rinunciatario Liverpool). Quella attuale è una squadra di tutto rispetto, che molti si aspettano di veder giocare in contropiede ma che in Barros, Schelotto, Rodriguez e Tevez ha talento da vendere. Proprio quest'ultimo, infatti, è indicato come il nuovo Maradona, ma lui, reduce da un infortunio, si dice in condizioni non ideali per affrontare il Milan e afferma: «Se fossi Bianchi mi manderei in panchina». Verità o pretattica?

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