Il difficile momento della Lazio

Senza una cordata affidabile (credere in quelli di San Marino?), non sappiamo proprio quali miracoli rilanceranno la Lazio; ammesso risulti quanto meno al 34%, venerdì 19 dicembre, l'assemblea degli azionisti per deliberare l'aumento di capitale e resistere fra le turbolenze. Urgono 120 milioni di euro, mentre evaporano pure dentro l'Europa i sogni minimi che l'organico autorizzava, causa omissioni sempre più sbalorditive. Ricordate? Valutato il gruppo G, tutti pronosticarono l'ingresso biancoceleste agli ottavi-Champions League, forse dietro l'opulento Chelsea, forse staccando presto Sparta e Besiktas. Pareva inimmaginabile buttare via la buona sorte spesso auspicata, raro sollievo da circa sei miliardi sui guai finanziari d'una public company ancora immedicabile. Poi, ha prevalso l'autolesionismo dell'allenatore troppo celebrato e stravagante per non ripudiare la normalità nei momenti decisivi. E sono tornati i fluidi negativi, cioè ogni spreco memorizzato prima di chiudere l'avventura all'ultimo posto. Che racchiude solo l'illusoria vittoria d'apertura, a Istambul, e accelera il ridimensionamento societario, salvo soccorsi oggi imprevedibili. Che documenta una gestione sbagliata delle risorse superstiti, con l'Inzaghino, Oddo e Zauri lasciati fuori dall'assurda formazione di partenza proposta l'altra sera. Giusto allora il castigo, firmato Kincl. Capita quando si presume di reiventare il football, imponendo Guerino Gottardi sparito da molto tempo. Accade nello spogliatoio spaccato, dove non fanno aggio le diciannove reti europee del cannoniere reprobo. Comanda il Mancio, punto e basta. Lo sa bene Peruzzi, presunto capo d'una rivolta estiva a proposito degli esagerati privilegi riservati esclusivamente al tecnico-padrone. Lo sanno meglio alcuni suoi compagni, cui tocca sopportare lo squilibrato turnover. Chi ripristinerà le intese morali, nel tentativo d'eguagliare il quarto posto sul versante del campionato? I riferimenti manciniani allo scarso impegno di Simone, respinti subito al mittente, rendono problematica l'armonia che aiutò Baraldi ad impedire il fallimento. Né De Mita vanta l'autorevolezza per censurare questo irriconoscibile Mancio, davvero senza attenuanti dopo lo sfratto clamoroso. Probabilmente vagheggiava di ripetere gli schemi anti Juve, come se i modesti avversari inalberassero assaltatori esterni tipo Zambrotta. E, assente Lopez, ha pagato a caro prezzo l'utopia completata dal ripescaggio di Gottardi. Ora bisogna reagire, puntando sul taglio dei rami secchi e sullo svecchiamento del gruppo. Noi suggeriremmo di cedere Stankovic a gennaio, per incassare un po' di quattrini. Noi speriamo che i nuovi scenari dirigenziali salvaguardino il decoro laziale, su cui fioccano ipotesi poco rasserenanti. Andranno ai migliori offerenti pure Oddo, Fiore e Stam? I tifosi angosciati aspettano ragguagli.