di SIMONE PIERETTI PRAGA — Novanta minuti per correre a perdifiato all'inseguimento ...
Due pareggi ed una sconfitta ottenuti all'Olimpico appaiono un biglietto da visita troppo scarno per presentarsi ai varchi della frontiera che porta agli ottavi di finale. Inutile recriminare su quanto poteva essere e non è stato, inutile fare calcoli e previsioni. E' necessario solo vincere e pregare in un risultato positivo del Chelsea. A Genselkirchen gli inglesi, già qualificati, mettono in palio il primo posto del girone contro i turchi del Besiktas: non perdere assicurerebbe un sorteggio più agevole nel turno successivo. Ma nella testa dei biancolelesti non ci potranno essere altri pensieri al di là del proprio impegno. «Sarà una partita importante - afferma il tecnico laziale più determinato che mai - purtroppo la qualificazione agli ottavi di finale della Champions League non dipenderà soltanto dalla nostra partita. Se vinciamo abbiamo buone possibilità di potercela fare: confido in un risultato positivo del Chelsea che dovrà difendere il primo posto nel girone per evitare un sorteggio scomodo». Dall'altra parte della barricata Jiri Kotrba, tecnico dello Sparta Praga, fa sapere di volersi accontentare del pareggio per conquistare un posto in coppa Uefa. L'allenatore dei ceki non fa affidamento sul Chelsea. «Ognuno ragiona con la propria testa - commenta Mancini - io non prendo neppure in considerazione l'idea di giocare in coppa Uefa: siamo qui per vincere, questa è la nostra speranza e al tempo stesso il nostro unico obiettivo. Noi non ci acontentiamo. Voglio una squadra coraggiosa, che sia in grado di aggredire l'avversario mantenendo il giusto equilibrio in mezzo al campo». La vittoria di sabato scorso contro la Juventus ha restituito alla truppa biancoceleste entusiasmo e carattere. La Lazio, rinvigorita nello spirito ma fiaccata dal recente impegno di campionato si getta nell'ultimo, decisivo assalto. «Il successo contro la Juve ci ha regalato entusiasmo e fiducia, ma allo stesso tempo abbiamo perso molte energie. I miei giocatori sono ancora affaticati, ed è per questo che potrò decidere la formazione soltanto all'ultimo istante: dovrò valutare al meglio le loro condizioni prima di scegliere». Con una vittoria la Lazio resterebbe comunque in Europa, con un pareggio potrebbe chiudere all'ultimo posto del girone uscendo da ogni competizione. «Non prendo in considerazione questo tipo di ipotesi: se dovessimo uscire non dovremmo poi farne un dramma. Bisogna saper accettare il verdetto del campo in ogni occasione e riconoscere eventualmente la bravura e la superiorità degli avversari. A gennaio non partirà nessuno: la squadra resterebbe la stessa anche se dovessimo essere eliminati, ma non verremo eliminati». Mancini è pronto per la grande serata: la sua squadra è pronta per indosare lo smoking e scendere in campo. Non servirà una Lazio elegante, sarà necessaria una squadra pronta a lottare con il coltello fra i denti su ogni pallone. «Abbiamo buttato via due grandi occasioni in casa contro lo Sparta ed il Besiktas: con i ceki per mezz'ora siamo stati dei polli: li abbiamo lasciati giocare senza contrastarli. Appena li abbiamo aggrediti la partita si è messa sui binari giusti. Potevamo fare qualcosa di più: io avrei potuto evitare di prednermi la febbre. Con me in panchina contro il Besiktas avremmo fatto qualcosa di meglio. C'è un filo conduttore in tutta la storia della Lazio: c'è sempre da soffrire, noi siamo pronti a farlo»