dall'inviato TIZIANO CARMELLINI VERONA — Cinque minuti da Roma vera bastano a Capello ...
La Roma ha sofferto, stretto i denti e cercato di limitare i danni fino al 22' della ripresa, quando s'è ritrovata e in meno di cinque minuti ha rifilato tre «pandori» al Chievo di Del Neri: buona squadra, che non ha potuto far altro che correre. Poi è finita. Tre a zero come nell'anno dello scudetto, sarà un segnale? Forse, intanto il popolo giallorosso gode, la partita finisce in torello e gli ottomila romanisti che son arrivati fin quassù, avranno qualcosa di cui parlare nel lungo viaggio di ritorno. La Roma parte coperta Capello alla fine decide per Zebina: Panucci si accomoda in panchina e il francese vince così l'unico ballottaggio della vigilia. Per il resto è la solita Roma, ancora con il tridente, con Carew davanti a Totti e Cassano. Dall'altra parte anche Del Neri non stravolge molto, gioca il consueto 4-4-2 con Cossato in avanti a far coppia con Amauri. La squadra di Capello parte piano, inizia trotterellando e il solito bel gioco, si vede solo a tratti. Demerito dei giallorossi, ma anche merito dei padroni di casa, che vanno a un'altra velocità, aggrediscono tutti i palloni e forse soffrono meno il fattore campo: al Bentegodi fa un freddo vero. Fedele alla «vecchia» teoria del «primo non prenderle», Capello sacrifica Mancini e Lima che si mettono in linea e la Roma a tratti si difende con cinque uomini contemporaneamente. Così coperta la squadra di Capello si affida alle accelerazioni di Totti e Cassano in forma davvero stellare. I giallorossi faticano Ne esce così una prima parte di gara bruttina, con il Chievo che prova ad affondare e i giallorossi costretti a coprirsi per non andare in affanno. Non a caso le occasioni vere del primo tempo sono tutte o quasi di marca gialloblù. La Roma fa buone cose, a volte sale con tocchi di prima dalle parti di Frezzolini, ma non è mai pericolosa e gli unici acuti arrivano da calci piazzati. Ci prova prima Totti da fuori (15'), poi Chivu due volte (19' e 38') ma anche dalla sua posizione preferita il rumeno non trova la botta della svolta. Nel mezzo parecchio Chievo, con la difesa giallorossa costretta spazzar via almeno un paio di volte fino alla traversa di Franceschini (39'). Lì Pelizzoli si salva col legno, ma il pasticcio di Mancini e Zebina poteva costare carissimo ai giallorossi che vanno al riposo a testa bassa. Rientra un'altra Roma Capello nell'intervallo deve essere stato pesante e la squadra che riesce dalla botola del Bentegodi è trasformata: almeno dal punto di vista della volontà. Sedici secondi e Carew alza di un soffio sopra la traversa di Frezzolini il cross di Lima: bella l'incornata, brutta l'angolazione. Il Chievo ci mette poco a capire che la cosa rischia di mettersi male, forse basta lo sguardo di Totti: il capitano vuole vincere e in quattro minuti cambia la gara. Al 22' porta la Roma in vantaggio al termine di un'azione partita dai piedi di Emerson, padrone assoluto del centrocampo, che apre per Mancini. La palla nel mezzo porta la firma dell'esterno brasiliano e Totti la depone in rete. Il «piattone» del capitano (sesta rete in campionato miglior marcatore giallorosso), manda in delirio gli ottomila romanisti arrivati fin quassù, a sfidare chilometri e freddo a suon di caffè Borghetti e cori a squarciagola: uno spettacolo nello spettacolo, sembra di essere all'Olimpico. Tre minuti e il capitano restituisce il favore e manda in rete Mancini. Il 2-0 porta la firma del brasiliano, bello lo stop a seguire sulla destra, come la botta a rete che fredda Frezzolini, ma ancora più bella l'apertura di prima intenzione del capitano giallorosso che prende di nuovo per mano la sua Roma. Ma non è finita, perchè tocca a Cassano depositare la ciliegina su una torta già succulenta. Due minuti dopo il gol del raddoppio, parte di nuovo dai piedi di Totti la palla del 3-0 ed è ancora Mancini a mettere nel mezzo: il destro al volo di Cassano stende definitivamente il Chievo e manda un segnale a Milan