IL PRESIDENTE SENSI HA VOGLIA DI CHIUDERE CON UN ALTRO TRIONFO
Anche ieri la giornata è stata caratterizzata da un rincorrersi di tutta una serie di sussurri e grida, figli delle parole del numero uno di Trigoria che anche ieri sera allo stadio, ad un giornalista Rai, ha voluto ribadire un concetto, pensieri ad alta voce su un futuro, più o meno prossimo, fatto di passaggi di consegne e presidenze onorarie. «Sarei matto a lasciare questa Roma prima di giugno. Altri sei mesi resto, ma poi devo anche cominciare a pensare che ho 78 anni. In ogni caso ho già dei contatti». Come dire che il presidente sogna di chiudere i suoi 10 anni alla Roma con il quarto scudetto della storia giallorossa. Ed essere ricordato nella storia. Tutto questo anche se un primo passo lo aveva fatto, in mattinata, la Roma 2000 srl, su richiesta della Consob, che con un comunicato ha smentito possano esserci trattative in corso per la cessione del pacchetto azionario di controllo della As Roma, di cui è la società controllante e che nessuna offerta è mai pervenuta in merito alla stessa situazione. La giornata poi è proseguita con un paio di consigli d'amministrazione. Il primo di Capitalia, al quale era presente anche Pierluigi Toti, nominato, tra l'altro membro del Comitato Esecutivo dell'istituto romano. L'altro proprio della Lamaro, la società di cui lo stesso Toti, con il fratello Claudio, è a capo. Insomma, il loro nome è sinonimo di un impero che spazia tra costruzioni, la Virtus Lottomatica di basket ed una squadra di calcetto di serie A, ma, al momento, è anche l'unico nome sulla bocca di tutti per garantire un futuro alla Roma. «Non ci sono novità - ha detto l'imprenditore - abbiamo già deliberato nel nostro CdA di non interessarci alla Roma». I due, nel tardo pomeriggio, erano presenti anche alla inaugurazione della Galleria Colonna e stavolta è stato Claudio Toti ad intrattenersi e spiegare la situazione. «Il nostro rapporto con la Roma è semplicemente da tifosi, Sensi ha fatto delle dichiarazioni dale quali si evince una volontà di cedere, ma deciderà lui quando vorrà farlo. Noi? No, non siamo interessati». Eppure tutti gli indizi portano proprio a questa soluzione per una eventuale successione alla guida della società giallorossa. «Voglio ribadire un concetto: noi come gruppo viviamo una situazione anomala, siamo nel basket, nel calcio a 5 e la nostra filosofia è quella di fare un passo alla volta». E non sembra essere la situazione economica della Roma alla base di un rifiuto da parte del gruppo Toti. «Il costo? Non importa, quando si fanno certe operazioni è per scelta di vita, ma la Roma non è interessata a noi e viceversa, . Noi con altri soci? Non lo so». Capello ha già manifestato stima. «Ed è reciproca, è un grande allenatore, ma di cose tecniche devono parlare le figure istituzionali della società. Fa piacere anche il gradimento della gente, ma spero che non sia per l'attesa di vederci a capo della Roma, ribadisco che non accadrà, anzi chi è interessato si faccia avanti». Dal canto suo Claudio Toti precisa che «è un'invenzione il fatto che un nostro uomo è destinato ad entrare nel Cda della Roma» Si dichiara fuori anche un altro presunto candidato alla successione: l'ing. Alfio Marchini, figlio di Alvaro che fu presidente della Roma ai tempi di Helenio Herrera, e l'imprenditore romano Giampaolo Angelucci. Dichiara amore alla Roma il primo, ma da semplice tifoso appassionato. «Pur conservando intatta la mia passione per i colori giallorossi - spiega Marchini - non ritengo in alcun modo il calcio un settore nel quale investire».