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Totti al Senato, per l'Unicef

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Anzi, il Presidente del Senato, Pera, ne sarebbe contento. «Speriamo di rivederlo, magari seduto tra i banchi dell'Aula». Con la pronta risposta del numero dieci romanista. «Tornerò per situazioni simili, ma per fare il senatore è ancora presto». Dopo lo scambio di convenevoli nel cortile interno, il capitano giallorosso, circondato da una ressa incredibile di solerti commessi e dipendenti che hanno abbandonato le loro scrivanie in cerca di autografi, si è concesso alle domande dei cronisti. Moggi ha indicato la Roma come una squadra forte, ma che deve prima pagare i debiti. «Se ha detto questo ha esagerato - ha spiegato Totti - noi calciatori dobbiamo solo pensare a giocare, non ci interessano le chiacchiere dei dirigenti». Il discorso pare ben avviato sulle vicende di casa Juve. «Sono primi e quindi i più forti. Noi siamo soltanto a due punti, giochiamo bene e vinciamo. Dobbiamo continuare così e cercare di approfittare di ogni loro passo falso. In meno della Juventus abbiamo il fatto di non poter giocare la Champions, ma come qualità e livello di gioco, la Roma non deve invidiare niente a nessuno. Siamo una squadra forte fatta da grandi giocatori e con degli obiettivi ben precisi. Ci auguriamo tutto il bene possibile». Con la Roma seconda in classifica, potrebbe anche essere tempo di promesse. «Non ne faccio. Magari prima vinco e poi dico qualcosa». Un capitano, non avrebbe quei galloni sul braccio se non parlasse dei compagni, riprendendoli, se serve, o spronandoli, all'occorrenza, ovvero: argomento Cassano. «Perché arrabbiarmi? Se fa una "cassanata" a settimana e poi gioca come a Bologna, sarei contento. Ho parlato con lui, ha capito e si è visto. L'unica cosa è che le cose le capisce sempre dopo». I fatti accaduti durante Lazio-Perugia, meritano una riflessione. «La cosa importante è che noi della Roma non c'entriamo, poi gli altri possono fare quello che vogliono. Purtroppo sono cose che nel calcio accadono e succederanno ancora perché spesso ci si lascia prendere dal nervosismo». Capitolo Pallone d'Oro. «Non so chi lo vincerà, ma la mia preferenza è Roberto Carlos». Sensi potrebbe lasciare, un giorno, la guida della Roma. «Gli farei i complimenti per aver costruito una grande società e una grande squadra». Ancora una volta impegnato in belle iniziative. «Sport e solidarietà sono due cose positive ed io sono contento sia in campo che fuori. La stagione non poteva partire in modo migliore. Ci vuole poco per donare un sorriso a chi soffre e noi che abbiamo la possibilità è giusto che lo facciamo. Io paladino dell'Unicef? È una cosa che mi gratifica». Si chiude parlando del suo tecnico. «Un grande allenatore che sta gestendo molto bene il gruppo ed ha una squadra per vincere». E se Capello andasse via? «Vorrei...un pelato». Una battuta? Sicuramente lo è, ma che diventa un messaggio se si nota che Serse Cosmi sotto il cappellino che lo contraddistingue non sembra avere molti capelli.

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