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di LUIGI SALOMONE SUCCEDE di tutto.

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Risse, interventi da codice penale, un dirigente che sposta il pallone a un giocatore che sta per effettuare una rimessa laterale, un allenatore nervoso che grida «Forza Roma» ai tifosi laziali mentre abbandona il campo, sei espulsi e un arbitro che dovrebbe al più presto appendere il cartellino al chiodo. Poi c'è stata anche una partita, bruttina per la verità, più per merito della Lazio incapace di mettere sotto il Perugia in parità numerica. Poi, dopo l'isterico finale, la banda Mancini ha trovato due reti da cineteca che hanno consentito di vincere e risalire al quarto posto in classifica. E la squadra di casa deve soprattutto ringraziare le follie dei giocatori umbri che hanno servito il successo sul piatto biancocelesti con una serie di comportamenti censurabili. La tesi del complotto I nervi hanno tradito i giocatori del Perugia già nel primo tempo e, in questo senso, le maggiori responsabilità vanno ravvisate nelle dichiarazioni di Gaucci senior e di Cosmi che avevano caricato la vigilia della partita. E così, dopo un tempo di nulla, al 47' del primo tempo Stankovic segna un gol dubbio, anche se il presunto fallo di Conceiçao su Fusani non è poi così solare. I giocatori del Perugia circondano l'incerto Bolognino come se avessero subito un torto tremendo. Evidentemente le scorie del passato hanno offuscato le valutazione di Tedesco e compagni che esagerano nelle proteste. Si va al riposo, per fortuna. Ma gli animi non si calmano. Il Perugia pareggia con merito a metà ripresa grazie a una rete di Grosso e tiene meglio il campo dei dirimpettai. Ma qualche minuto dopo si scatena il putiferio. Diamoutene accende la gara Al minuto 25' il difensore di Cosmi falcia Favalli lanciato verso la porta. Qualsiasi uomo capace di intendere e volere capirebbe che si tratta di espulsione e, invece, la panchina umbra diventa furiosa: bah! In superiorità numerica la Lazio attacca senza colpire. il Perugia ricorre troppo spesso a perdite di tempo. I biancocesti mandano tre volte il pallone fuori con un giocatore avversario in terra ma con il solo obiettivo di ritardare la ripresa del gioco. Il pubblico si spazientisce, pure Conceiçao che, al quarto tentativo illecito degli avversari, aspetta qualche secondo prima di concedere l'ingresso della barella. Si scatena la prima rissa: Ignoffo e il portoghese finiscono sotto la doccia e si riprende dieci contro nove ma sempre sull'1-1. Mancano pochi minuti più recupero e la Lazio ci prova ancora. Giannichedda accelera la ripresa del gioco, Alessandro Gaucci si oppone allontanando il pallone: nuova bufera e il dirigente umbro finisce fuori. Al 42' Negro vince un contrasto in area, palla a Stankovic, assist per Corradi che azzecca il gol della domenica: 2-1, ma in panchina c'è ancora Cosmi a schiumare rabbia. E infatti poco dopo, Inzaghi commette un fallo rimedia un giusto cartellino giallo e si dispera per la squalifica rimediata con lo sguardo rivolto a Cosmi. Il tecnico reagisce di nervi, si sfiora la colluttazione, poi torna la calma e Bolognino coglie la provocazione dell'allenatore: espulso, ma non contento regala un bel «Forza Roma» ai tifosi della tribuna d'onore aizzando gli animi già agitati di quella parte dello stadio. E non è finita perché, qualche secondo dopo, Di Loreto attenta all'integrità fisica di Liverani colpendolo all'altezza del ginocchio. Pure lui finisce negli spogliatoi. In 10 contro 8 la Lazio segna anche la terza rete con un «cucchiarella» straordinario di Inzaghi. Le intuizioni di Mancini Stavolta bisogna applaudire un allenatore più per il comportamento sul campo che per le scelte tattiche. Il laziale ha mantenuto i nervi saldi, ha allontanato i giocatori che stavano cadendo nel tranello predisposto dalla panchina ospite e soprattutto ha tenuto la sua squadra in campo dopo il fischio finale di Bolognino per evitare pericolose code nel sottopassaggio che conduce agli spogliatoi. Un scelta azzeccata perché ormai nessuno dei perugini aveva la lucidità di accettare

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