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IERI NUOVA RIVELAZIONE A «STRISCiA» DI UN CICLISTA DILETTANTE

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Anche se le dichiarazioni del corridore misterioso non aggiungono troppo a quello che da anni si sa riguardo al doping nel mondo del ciclismo (ma sarebbe il caso di dire «nel mondo dello sport»), le reazioni non si sono fatte attendere, e si è scatenato il consueto giochino del «chi è, chi non è». Il sospettato numero uno è stato per diverse ore Mario Cipollini, il cui nome è stato rilanciato dal sito Dagospia.it. Ma la stessa fonte ha fatto retromarcia in serata, dopo che l'ex iridato aveva annunciato di aver dato mandato ai suoi legali per querelare chi avesse messo in giro tali voci. In serata, nella puntata di ieri di «Striscia la Notizia» (nel corso della quale è stata trasmessa un'altra intervista, stavolta ad un ex dilettante, di cui daremo conto più avanti), gli stessi conduttori del programma satirico hanno ufficialmente smentito che il ciclista misterioso fosse Cipollini. L'omertà tipica del mondo del ciclismo comunque non si spezza, e chiunque abbia un'idea sull'identità della (disprezzatissima, occorre dirlo) «gola profonda» se la tiene ben stretta. Pare comunque escluso che si tratti di un corridore di primo piano. Le rivelazioni di «Striscia» hanno comunque un po' smosso le acque: il Coni presenterà «un esposto alla Procura della Repubblica, chiedendo di accertare se rispondano al vero le cose denunciate»; il punto caldo riguarda le eventuali irregolarità nei controlli antidoping, e anche la Federciclismo scende in campo: il presidente Ceruti esclude che tali irregolarità siano avvenute nel corso del 2003, ma anche lui sta valutando se sporgere querela contro «Striscia». Ieri sera, dicevamo, il programma di Canale 5 ha bissato, mandando in onda un nuovo contributo. Stavolta l'anonimo era un ex corridore, arrivato fino alla categoria dei dilettanti: «A quel punto mi si è posta la scelta: doparmi per continuare o ritirarmi. Un medico mi diede una lista di sostanze illecite da prendere per migliorare le mie prestazioni, io la strappai e lasciai il ciclismo». Secondo il corridore «senza doping non solo non si ottengono risultati, ma neanche si arriva al traguardo, e le società che hanno investito sul giovane pretendono invece un ritorno economico. Quindi, se non al primo o al secondo, al terzo anno di dilettantismo è comunque inevitabile cascarci. Quel che è peggio è che anche le stesse famiglie a volte spingono il giovane a doparsi; e quando ci sono persone che, come un medico di mia conoscenza, sono contrarie a questa logica, finiscono emarginate».

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