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di LUCA COLANTONI INNAMORARSI di Roma? Facile, in quanto unica al mondo.

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Poi, dimostrare senza paura che si è tifosi di una squadra allenandone un'altra è impresa per chi ha veramente sangue giallorosso che scorre nelle vene. E' la storia di Carlo Mazzone che domenica affronterà la Roma con il suo Bologna al Dall'Ara. Una partita di calcio, ovvio, ma anche una mescolanza di emozioni per chi, come lui, si divide tra anima e professionalità. «Non mi dite tutti insieme i nomi della rosa giallorossa, altrimenti....'me dò malato...». Inizia così il Sor Carletto, schietto e simpatico come sempre, e che prima di fare analisi, ribadisce un concetto e sprona i suoi. «Quando non ci gioco contro io sono tifoso della Roma, però domenica va in campo il professionista. Per noi sarà sofferenza e sacrificio, ma aspetto un'impennata da stò Bologna». Da tecnico navigato, Mazzone ha già fotografato la partita con qualche giorno d'anticipo. «Sarà una gara tattica, e molto aggressiva. Non aspettatevi che li sfidiamo sul piano tecnico, non possiamo essere belli, eleganti e vincenti. Ora conta solo vincere. E per farlo non posso mettere in campo gente che non è in forma». Mazzone tifoso, ma il suo lavoro gli impone di competere. «Sono un combattente e ne ho viste di peggio. Lo scorso anno, quando a Brescia eravamo in un momentaccio, arrivò la Juve: vincemmo». Roma avvertita, ma la corazzata di Capello incute un pò di timore. «Certo dovremo avere grande rispetto per la squadra più in forma del campionato e competitiva al 100% per vincere lo scudetto. Per me è la favorita: non ha la Champions League e ha tanta voglia di riscatto. Ma gli auguro anche che domenica inciampi». Poi, nelle sue parole ancora complimenti. «A Capello perchè ha recuperato diversi giocatori, come Zebina, Cassano, o Pelizzoli, lanciandone altri come De Rossi. Che grande giocatore, erano da anni che in Italia non si vedeva un calciatore così: mai in difficoltà, gioca sempre con disinvoltura, completo in tutte e due le fasi del gioco». Per Mazzone dimenticarsi di Totti è impossibile, quando può se lo coccola ed è pronto per l'ennesimo abbraccio. «Francesco è un grande giocatore e con il suo libro ha dimostrato di essere anche un grande ragazzo dotato di intelligenza, humor e generosità, perchè con il ricavato ha fatto del bene». Già, le barzellette di Totti. «Si, manca una battuta però e ve la dico io. A Brescia mi ha fatto tre gol, poi nel finale ha accusato i crampi ed è caduto davanti alla nostra panchina: 'Eh no, gli ho detto, adesso vai fino in fondo. Non potevano venirti prima? Ma vaff...». Il capitano è in lizza per il Pallone d'Oro. «Sono di parte e lo darei a lui perchè gioca in un ruolo difficilissimo e lo fa con grande facilità. Però dovrebbe vincere lo scudetto o mettersi in luce a livello internazionale, con la Roma o con la maglia azzurra. Lo meriterebbe Maldini per quanto ha fatto nella sua carriera, ma i difensori sono sempre penalizzati in questi contesti». Un bel rapporto lo lega anche a Sensi. «Penso di aver lasciato a Trigoria il segno della professionalità: era un disastro, dagli alloggi dei giocatori alla palestra, poi è stato ricostruito tutto. Ed il merito è suo. Mica ho solo lanciato dei giovani calciatori, pure dei presidenti: come Sensi, Rozzi, o Cellino. Ereditai una rometta, ho lasciato una Roma». Un ritorno? «In estate se ne parlava, ma poi Sensi ha fatto bene a tenere Capello ed i risultati lo dimostrano. Gli anni passano, però, mai dire mai». Nel giorno di Lutto Nazionale, Mazzone chiude con un pensiero ai Caduti di Nassiriya: «Voglio bene ai Carabinieri, indipendentemente dai fatti gravissimi che sono successi. Permettono, a noi uomini di spettacolo come alle persone più umili, di vivere in sicurezza la nostra vita. Dobbiamo volere bene a questa gente e non condivido mai i cori ostili nei loro confronti».

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