Ora al club servono altri 120 milioni

Anzi, uno in due. Nel senso che il Cda di ieri, che ha approvato la trimestrale, s'è trovato di fronte, di nuovo, alla fattispecie contemplata dall'art. 2446 del codice civile: perdite complessive che raggiungono i 98,5 milioni, a fronte d'un capitale pari a 47,1 milioni con riserve disponibili per 66 milioni. Patrimonio netto ridotto quindi a 14,6 milioni: perdite superiori a un terzo del capitale, conti ancora in rosso profondo. Lo stesso scenario d'inizio 2003. Quindi i consiglieri (ieri presenti in blocco al Cda, con tanto di visita a Formello) hanno dovuto annullare l'assemblea straordinaria (terza convocazione entro il 1 dicembre) chiamata a deliberare l'aumento di capitale riservato ai giocatori. Mancano infatti i presupposti formali: per deliberare una ricapitalizzazione è necessario che il capitale sociale risulti interamente esistente. Allora ecco la soluzione. Un'assemblea straordinaria unica, convocata per il 18 o 19 dicembre per provvedere alla copertura delle perdite sociali e poi, contestualmente, varare il nuovo aumento, pari a 100 milioni, e inglobare quello per i dipendenti, (altri 20 milioni, non più i 25 iniziali). Rispettati i tempi: l'accordo con i giocatori scadrà infatti il 20 dicembre. Rimane valida la chiamata per il 50,01% degli azionisti, però non più per il 1 dicembre ma per il 18 o 19 dello stesso mese. La maggioranza qualificata è condizione imprescindibile per far decollare la ricapitalizzazione dei dipendenti (come detto pari a 20 milioni). Testimonial d'eccezione Felice Pulici, giocatore, dirigente, sintesi di lazialità: sarà lui a raccogliere le deleghe degli azionisti. La società, nel caso in cui dovesse saltare l'accordo, sarebbe costretta a versare cash i circa 11 milioni, pari alle 5 mensilità pregresse. Altrimenti si dovrebbe procedere a un nuovo accordo con la squadra. La Lazio chiede quindi un ulteriore sforzo ai propri azionisti: i costi del personale si sono ridotti, il valore della produzione è in aumento grazie alla Champions ma servono nuovi innesti. E un terzo socio. La cordata di San Marino continua a muoversi per rastrellare azioni, magari attraverso vari soggetti. La Lazio aspetta, la Consob vigila. E l'avvocato Riccadi, procuratore speciale del gruppo, sottolinea «che le indagini devono svolgere le opportune verifiche alla condizione che siano estese a tutti i soggetti che sono interessati nell'emisfero Lazio: società, soci, e holding».