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Il rito del Pallone d'oro

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Non tutti conoscono i meccanimi di questo conclave proposto dal mensile «Onze» per assicurare un trono al miglior calciatore dell'anno per quanto riguarda l'Europa e i suoi campionati nazionali. Giuria di larghissima dimensione, senza il minimo criterio di affidabilità, se non per quanto riguarda i Paesi calcisticamente più evoluti, tra i quali naturalmente l'Italia. Va detto subito che in fatto di preparazione, e di voglia di tenersi al passo con tutte le possibili novità del calcio internazionale, i giornalisti di casa nostra non conoscono rivali, da sempre. Ricordo che nel Mondiale inglese del 1966, in tribuna stampa era un continuo appello ai colleghi italiani per sapere chi fosse questo o quel giocatore, quali retroterra e quali caratteristiche avesse, ricevendo massima disponibilità, come è nostro costume. Adesso qualche passo avanti è stato fatto rispetto all'iniziale superficialità di francesi e inglesi, molto più affidabili invece i tedeschi. Bene, a questa schiera già in grado di offrire non lievi perplessità, si è aggiunto una sorta di suffragio universale, fino a rendere partecipi del giudizio finali giornalisti di Paesi di tradizione calcistica vicina allo zero e di capacità di aggiornamento rese precarie dal gap tecnologico rispetto all'Europa che conta. Ecco perché non bisogna dannarsi più di tanto per sostenere cause perse in partenza, come un riconoscimento a Francesco Totti, che ha il torto di avere vinto poco con la sua squadra di club. E quale familiarità può avere, con il fuoriclasse romano, un giudice uzbeko o del Turkemenistan? Sembra che i due giocatori più «gettonati», per quest'anno, siano Pavel Nedved e Paolo Maldini: stesso nome di battesimo, stesso campionato, squadre diverse, come l'anagrafe. Meriti indubbi ha il ceco della Juve: anche se personalmente non premierei mai un atteggiamento come quello tenuto in occasione della confessione bloccata di Zambrotta. Maldini è una scelta che potrebbe costituire un risarcimento per una delle più grandi iniquità di questa manifestazione: il Pallone d'Oro sempre negato a Franco Baresi, il più forte difensore del calcio moderno. Si diceva: meglio premiare gli attaccanti: salvo poi gratificare il peso politico dei tedeschi con l'elezione di Sammer, del quale nessuno avrebbe memorie se non fosse per i capelli rossi. Ma visto che in elenco figurano Wiltord, Salgado, Kovacevic, Nihat, Trabelsi e altra amenità, prendiamo pure questo giochetto per quello che vale: una presa per i fondelli, con la ciliegina sulla torta delle designazioni personali di Ronaldo. Notoriamente affidabile quando apre bocca e gli dà fiato.

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