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di FABRIZIO FABBRI DOMENICA di riflessione nella Virtus Roma.

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Sfortuna certo, materializzatasi nella lunga serie d'infortuni (ultimo quello di Tusek), ma anche una serie di scelte che al momento attuale si sono rivelate perdenti. È il caso di Doremus Bennerman, il play statunitense di passaporto svedese che, chiamato per sostituire Horace Jenkins, ha per ora deluso. Stesso discorso per Griffith. Nel cambio tra il centro nativo di Chicago e Danielone Santiago, Roma ha certamente un saldo negativo. Chiamato per fornire solidità in mezzo all'area, Griffith ha, per ora, dato ben poco. Una sola partita dominante, quella contro Cantù, e poi prestazioni anonime che non giustificano certo lo sforzo economico compiuto dalla società del presidente Toti per assicurarsi il giocatore che trascinò la Virtus Bologna sul tetto d'Europa. E poi, ma questo non può certo rappresentare un alibi, una serie di fischiate più che discutibili che almeno in due partite, a Napoli contro la Pompea e sabato scorso contro la Scavolini, sono arrivate in chiusura di gara a decidere a sfavore gli incontri. Quello che lascia francamente più preoccupati in questi due frangenti è che gli autori dei presunti misfatti facevano parte della terna che nello scorso maggio si rese portagonista dello scippo con destrezza che in gara-5 contro la Skipper negò a Roma l'accesso alla finalissima tricolore. Lamonica e Reatto i due reprobi in grigio. Allora non sanzionarono un evidente infrazione di passi di Basile ed un clamoroso fallo in attacco di Skelin su Jenkins. Nel campionato in corso il primo dei due s'è assunto l'onere di non fischiare un evidente fallo su un tiro da tre di Bonora contro Napoli, che avrebe garantito il supplementare, giustificandolo con il suono della sirena. Il secondo ha penalizzato Bennerman a 5" dalla fine contro la Scavolini per un discutibile fallo in attacco. Casualità certo, unita ad una scarsa forma dei due fischietti, ma resta il fatto che su questi episodi Roma possa lecitamente recriminare. Ma parlare solo dei problemi con gli uomini in grigio rischierebbe di distogliere l'attenzione da quelli d'organico. Nella giornata di ieri sono ancora una volta intercorsi frenetici contatti tra Maurizio Balducci, procuratore dell'argentino di Bahia Blanca, con passaporto spagnolo, Juan "Pepe" Sanchez, tagliato recentemente dalla Nba. Il giocatore ha ottime qualità in cabina di regia ma pochi punti nelle mani e questo rende titubanti Bucchi e Brunamonti nel decidere se firmarlo o meno. Il tempo intanto stringe e nell'immaginario collettivo della tifoseria rimbalza un'ipotesi che forse è più sogno che realtà. Brian Shaw, indimenticato campione dell'era Ferruzzi, e fino allo scorso anno stella dei Los Angeles Lakers, ha appeso le scarpe al chiodo a giugno per dedicarsi alla carriera dirigenziale con la franchigia californiana. È integro, è un fuoriclasse, può giocare nei tre ruoli di esterno e pochi giorni dopo il ritiro dichiarò: «tornare in Europa? Lo farei solo per giocare di nuovo a Roma». Difficile. Quasi impossibile. Ma perchè non provare?

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