Stasera derby della capitale numero 153: Roma-Lazio all'Olimpico (Sky Sport 1 ore 20.30)
L'appuntamento domenicale (sì, allora non eravamo affìitti da anticipi e posticipi) più importante, per Roma capitale, dedicato alla gioia, agli sberleffi, ai rodimenti da racchiudere nel breve volgere di una settimana. Roma o Lazio, una parentesi di fulgore nel migliore dei casi, un comune avvilimento, o sollievo?, per il frequente, stucchevole pareggio. La classifica, quella era altra cosa, di competenza dei bravi figlioli maneggiati da dita avvezze a spingere i tasti del potere. Dai primi anni Quaranta a oggi, cinque scudetti sono approdati a Roma, tre per Romolo e due per il gemello, sfortunato ribelle. Ma in appena in un paio di occasioni la rivale cittadina di turno aveva qualcosa di suo da dire, al di là dell'orgoglio e del prestigio: mai venuti meno, questi anche nei momenti più difficili. Negli anni di guerra, la stagione del primo scudetto giallorosso regalò due derby in straordinario equilibrio, sul comune terreno di quello che sarebbe divenuto lo stadio Flaminio. All'andata, sull'uno a uno, decisiva autorete di Faotto nel fango, al novantesimo: che novantesimo lo era davvero, recuperi ancora da inventare. Ma la Lazio sarebbe finita quinta, a cinque punti dal vertice, dunque derby di alta classifica. A senso unico le due vittorie, 2-1, dei laziali che sarebbero divenuti per la prima volta campioni, Roma mestamente ottava e staccata di 14 punti. Niente derby per il secondo tricolore della Roma: da tre anni, la Lazio era stata relegata in B dal ciclone delle scommesse. E ancora spogliato di ogni interesse di classifica il doppio scontro del Giubileo: una sconfitta (1-4) e una vittoria (2-1) per i laziali, per altro campioni per la seconda volta, con la Roma sesta a diciotto punti, un abisso pur con i tre punti per la vittoria. L'anno successivo, cambio della guardia al vertice nazionale, ma titolo ancora a casa nostra: giallorossi al primato record, Lazio terza ad appena sei punti, derby alla Roma all'andata, in parità al ritorno. Ma, per la prima volta, la stracittadina parlava, e rivolgendosi alle due sponde del Tevere, il linguaggio di altissima classifica, così da restituire alla partita più attesa della stagione, uno straordinario prestigio. E regalando ai romani la capacità di guardare oltre l'occasionale fiammata di una stracittadina vinta. Stasera si parlerà ancora di scudetto, nel derby: cancellato il ricordo delle scaramucce tra nullatenenti o dei sussulti di ribellione del povero contro il ricco. Due soli punti tra Roma e Lazio, la vetta tuttora a portata di mano per entrambe. Ci sarà gran voglia di vincere, soprattutto da parte di una Lazio che da tre anni aspetta di battere la Roma. Ma neanche i cugini, lanciati alla rincorsa di Juventus e Milan, hanno la possibilità di farsi lusingare dai calcoli: perché tra un pari e una sconfitta c'è soltanto un punto di differenza e tenersi a contatto rappresenta obiettivo primario. Tutto sommato, penso che Roma e Lazio se la giocheranno, ognuna convinta di non essere in seconda linea nei confronti dei cugini, indipendentemente dai particolari significati di un derby che resta tradizionalmente aperto, anche in presenza di pesanti divari di classifica. Ha probabilmente miglior tasso tecnico la Roma, anche se una singolare leggerezza nel mercoledì europeo la priverà di un giocatore di fondamentale rilevanza, come Chivu, regista di una difesa pochissimo battuta, e mai in casa, e prezioso nel supporto al centrocampo. Proprio nella serata che riconsegna alla Lazio il gigante, non soltanto per statura, Jaap Stam, defezione nefasta in Champion's League. La Lazio si affida alla compattezza di un centrocampo ricco di incontristi di valore, abili nel far girare la palla e nell'eludere il pressing, dote per altro della quale è giusto accreditare i rivali. Schierati a cinque nel mezzo, questi ultimi, nonostante la grancassa popolare inviti Capello a infoltire la batteria degli attaccanti: dimenticando che la più bella partita della Roma nelle ultime stagioni è stata quella recente con il Parma, affrontata senza una s