di RINO TOMMASI LA MINACCIA da parte di cinque club della serie A di non giocare le partite ...
Tuttavia sarebbe un errore non riflettere sulla mancanza di equilibrio economico (e, di conseguenza, tecnico) tra le cinque squadre di A 1 e le altre 13 che disputano lo stesso torneo. Nelle prime nove giornate di questo campionato il bilancio delle 29 partite che hanno visto di fronte le squadre di A 1 e quelle di A 2 è di 23 vittorie, 6 pareggi ed una sola sconfitta a favore delle più ricche (13 vittorie, un pari ed una sconfitta in casa, 10 vittorie e 5 pari in trasferta). L'unica sconfitta è quella subita all'Olimpico dalla Lazio contro il Parma, che fino a qualche tempo fa faceva parte del gruppo delle famose sette sorelle. Dei sei pareggi, tre li ha subiti l'Inter (in casa con la Sampdoria, a Udine ed a Brescia), gli altri si sono verificati in Perugia-Milan, Empoli-Lazio e Siena-Roma. Solo la Juventus è stata implacabile, sei vittorie (tre in casa ed altrettante in trasferta) contro le piccole ed è opportuno ricordare che nelle ultime quattro stagioni lo scudetto non lo ha vinto la squadra con il miglior bilancio nei confronti diretti ma quella che ha ceduto meno punti alle squadre di A 2. Queste considerazioni vogliono solo sottolineare come i diversi mezzi a disposizione condizionino, salvo clamorosi errori da parte dei più ricchi (altrimenti il Napoli non sarebbe in serie B), l'andamento del nostro squilibrato campionato. Non a caso la protesta dei cinque club chiama in causa i diritti televisivi che avrebbero dovuto rappresentare, se equamente divisi, l'unico mezzo per attenuare le clamorose differenze rappresentate dalla dimensione delle città, dai bacini d'utenza e dalla capienza degli stadi. E' la soggettività dei diritti per il criptato (quelli per il chiaro sono opportunamente divisi ma rappresentano una quota minore) che determina squilibri che tolgono interesse o comunque lo limitano al nostro campionato. Una Lega che svolgesse veramente il suo compito e che non fosse di fatto diretta e controllata dai club più ricchi, dovrebbe puntare a questo traguardo. Protestare a torneo iniziato perché non stanno arrivando i soldi della piattaforma Gioco Calcio (un progetto bello solo sulla carta ma di fatto irrealizzabile) non serve a nulla. Invece di programmare una serie A a 20 squadre, nella speranza di ottenere un posto di più al sole, i club medi e piccoli devono cercare di poter competere quando riescono a sedersi al tavolo dei grandi. Il mandato di Galliani scade a fine stagione. Ci pensino i presidenti delle 13 squadre di A 2 se non vogliono che la Superlega non sia solo il sogno di Girando ma diventi una necessità.