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DENTRO LA NOTIZIA

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Nel sentimento, e dunque nell'irrazionalità, lo spazio dedicato al cinismo, al pragmatismo, è limitato. Il tecnico, l'uomo al quale è affidata la gestione di una squadra di rango, è legato ad altri parametri, è chiamato a onorare al meglio il contratto che lo gratifica in termini che sfuggono alla capacità di calcolo di noi comuni mortali. La Roma sta inseguendo un primato in classifica che appare disponibile. Non ha ancora perduto una partita, viaggia a medie mostruose all'Olimpico, non prende gol dalla trasferta di Torino con la Juve, terza giornata. Però deve onorare un impegno non trascurabile, quello della Coppa Uefa. Che è competizione molto prestigiosa: ai nomi del Valencia, del Barcellona, della stessa Roma, andranno ad aggiungersi quelle delle prime escluse di Champions League, tra le quali potrebbero trovarsi campioni nazionali in carica, come il Bayern, o un Arsenal che è da sempre ai vertici nell'elite internazionale. Il dovere, dunque, da parte della Roma, di provarci senza perdere di vista l'obiettivo primario della classifica. Perché se è vero che le rivali in campionato giocano in Champions League, il problema è rappresentato dalla programmazione della Coppa Uefa, quasi sempre nella serata di giovedì, con disagi innegabili per il successivo impegno domenicale. La Coppa Uefa è bella e suggestiva, ma se lanciate un sondaggio, che fa anche trend, su chi l'abbia vinta lo scorso anno, la risposta esatta (Porto) vi arriverà in percentuali irrisorie. Personalmente, ritengo che Capello debba rivolgere le maggiori attenzioni al traguardo primario, che a Roma rappresenta un evento ventennale. Ricordando, soprattutto, l'anno dello scudetto, quando il vituperato Garcia Aranda tolse la Roma, tutto sommato, da un bell'impiccio. Chi ha buona memoria e vista non offuscata dalla passione, sa benissimo che la Roma finì quel campionato sulle gambe, riuscendo a chiuderlo trionfalmente soltanto all'ultimo tuffo, nella passerella con il demotivato Parma. L'infortunio sofferto da Chivu, l'uomo del salto di qualità, dovrebbe far riflettere. Per i croati in barricata, forse, sarebbe bastato molto meno. E la Roma avrebbe avuto da giocare, nel derby che l'attende domani sera, una carta in più di fondamentale importanza.

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