Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«E io ero il terrorista»

Esplora:
default_image

Cinque anni dopo parla l'ex allenatore giallorosso Zeman che denunciò il doping nel calcio

  • a
  • a
  • a

Rincarò la dose una decina di giorni dopo, quando in un'intervista rilasciata all'Espresso affermò: «Il mio è uno sbalordimento che comincia con Vialli e arriva fino a Del Piero. Io che ho praticato diversi sport pensavo che certi risultati si potessero ottenere solo con il culturismo dopo anni di lavoro specifico. Le pressioni sui calciatori si fanno sempre più pesanti ed è difficile resistere alle tentazioni della pillolina magica». Ne è trascorso di tempo da quella «calda estate» del '98 ed in questo lungo periodo si sono susseguite le inchieste della procura di Torino, interrogatori, querele e scandali, culminati con la chiusura del laboratorio dell'Acqua Acetosa. Gli anni passano ma Zeman è rimasto delle sue idee: «Pensavo e penso tutt'ora che fosse giusto parlare di questo tema e l'ho fatto. La questione la conoscono tutti. Visto che però a parlare sono solo io, vuol dire che agli altri va bene così. A me non andava bene ed a suo tempo l'ho fatto presente. Nella vita si fanno delle scelte. Io le ho fatte e sono contento di come siano andate le cose. Oggi, grazie all'Avellino, posso fare il mio mestiere di allenatore. In altre società non si fa solo quello». Ma di passi avanti nella lotta contro l'abuso di farmaci ne sono stati compiuti? E' cambiato qualcosa? La risposta è emblematica: «L'unica cosa che è cambiata è che sono chiamato sempre più spesso a Milano per deferimenti vari e questo mi disturba oltremodo. E' la mentalità che va cambiata. Il cavallo di battaglia di molti è che sanno che nulla cambierà. Alla gente non si può levare il calcio e quindi gli va dato in tutte le salse e a tutti i costi». Calcio come oppio dei popoli? La risposta di Zeman non lascia dubbi ad interpretazioni: «Importante è che il pallone rotoli». In questi giorni, nell'ambito del processo per frode sportiva, che vede fra gli imputati l'amministratore delegato della Juventus, Antonio Girando, ed il responsabile sanitario della società bianconera, il prof. Agricola, ha deposto anche Gianluca Vialli, che querelò per le sue dichiarazioni, l'attuale tecnico dell'Avellino. Le parole dell'ex numero nove bianconero sono state chiare riguardo all'assunzione di farmaci: «Assumevo Voltaren per una questione psicologica, ho smesso con la creatina perché aumentavo di peso. Ma il suo uso mi faceva stare bene». Il gong dell'ennesimo round è suonato, ma il tecnico boemo, per una volta, gioca in difesa: «La vita è strana. Qualche anno fa mi ha definito terrorista. Invece con le dichiarazioni rese al giudice del Tribunale di Torino mi ha dato praticamente ragione. Mi da fastidio che quando vengano fuori queste cose gli venga dato poco eco. L'importante è che qualche ragazzo abbia capito a cosa si va incontro. C'è sempre la volontà di diventare Vialli, Del Piero, Signori o Totti. Il problema è che se non lo si diventa, o non si riesce a sostenere determinati ritmi, ci si aiuta». L'ultima frecciatina è per Giraudo che negli ultimi due giorni ha coniato una nuova definizione: «Doping amministrativo». La risposta del tecnico boemo è laconica: «E' un altro discorso, non mischiamo i temi per far confusione, sono due questioni separate. Al processo si sta parlando di altre cose, non di amministrazione».

Dai blog