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«Roma, sfata il tabù»

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Questo il diktat di Capello alla vigilia del posticipo della settima giornata, che coincide con il primo appuntamento della stagione a San Siro: un campo sul quale la Roma non vince dal 1994. Nove anni di tentativi, di partite perse per un soffio, a volta sfortunate, altre scippate, alcune buttate via. Capello vuole la resa dei conti e, soprattutto, i tre punti. Dall'altra parte l'Inter di Zaccheroni, anche lei alla «prima» ufficiale alla «Scala» del calcio. Ed è proprio questa la cosa che Capello teme di più. «L'Inter è una grande squadra — attacca il friulano — e Zaccheroni ha l'imbarazzo della scelta. Sono avversari temibili, diretti concorrenti per lo scudetto: che è e resta il nostro obiettivo. Ma anche il loro». Insomma, Roma avanti, ma occhio all'Inter perché «il cambio di allenatore dà sempre degli stimoli in più alla squadra». Sarà quindi un'altra Inter rispetto a quella vista finora. Capello lo sa e avverte i suoi. «Sarà una squadra nuova, ma noi stiamo bene e vedremo se questa Inter sarà più forte di questa Roma». Sul match aleggiano i numeri, gli anatemi, i tabù. La Roma non vince da quasi due lustri, ma la cosa non sembra preoccupare il tecnico giallorosso. «Andiamo a Milano per sfatare un tabù, ma non troveremo lo stesso campo che abbiamo avuto all'Olimpico. Il terreno di San Siro non ci permetterà i nostri soliti fraseggi». La speranza di tutti è che il tempo regga e non venga a piovere: sul bagnato, con quel campo, sarebbe tutta un'altra partita. Capello spiega la striscia negativa giallorossa a Milano. «Forse i tifosi sono troppo vicini al campo — scherza sull'argomento — abbiamo provato a dire tutto, proviamo anche questo. No, in realtà credo che spesso abbiamo giocato buone gare senza raccogliere, per un motivo o per un altro, quanto meritavamo. Speriamo che il giro cambi. Condizionati? Non credo che questo possa influenzare i miei giocatori, andiamo lì convinti della nostra forza e di poter vincere. Poi, si sa, il calcio è fatto anche altre cose: le traverse, i portieri avversari e tutto il resto». Non sarà comunque, secondo il tecnico giallorosso, una partita-scudetto. «Calma, la strada è ancora lunga — spiega il tecnico — anche se la cosa non toglie importanza alla partita. Noi siamo in vetta e vogliamo restarci. Un pareggio? Sì, sarebbe importante per la continuità, ma la vittoria lo è di più perché da morale e convinzione». Inutile, come sempre, provare a «scucirgli» il modulo che adatterà per la partita. «Lo vedrete domani», ma ammette di essere rimasto soddisfatto della Roma vista all'Olimpico contro il Parma. «Mi è piaciuto quel modulo e non mi ha sorpreso, perché conosco le qualità dei due lì davanti (Totti e Cassano, ndr)». Ma allo stesso tempo ammette che la scelta delle due punte è stata una costrizione, dovuta alla carenza di attaccanti. Ma squadra che vince non si cambia. Così Capello oggi punterà di nuovo sul centrocampo a cinque, con De Rossi in grande spolvero ed Emerson spostato qualche metro più avanti. Scelta che prende ancora più corpo, vista la situazione Chivu. Già, perché anche stavolta la formazione sarà condizionata dalla forma di alcune pedine fondamentali. Chivu è partito con la squadra, ma solo questa mattina darà il suo «ok» alla partita. «Non ho mai forzato nessuno — dice Capello sulla questione — è inutile rischiare un giocatore, perché poi magari lo perdi per più tempo. Sarà lui a dirmi se potrà giocare». Nel caso non dovesse farcela al suo posto giocherà il greco Dellas: Panucci è rimasto a casa a curarsi la caviglia dolorante. Il tecnico chiude il prologo di Inter-Roma con una battuta sul doping. «È più avanzato dell'anti-doping. Perchè? Forse perchè per combatterlo ci vogliono fondi, tanti fondi».

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