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Il serbo rischia di perdere il suo ruolo di intoccabile dopo le due sconfitte con Milan e Chelsea Longo lo difende: «È condizionato dal suo futuro». Mancini riflette e i tifosi mugugnano

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Casualità, certo, sfortuna e torti, sicuramente, perché quel gol regolare annullato al Meazza brucia ancora, ma dietro le due sconfitte di misura s'annidano difficoltà oggettive. Mentre i tabloid inglesi incensano Ranieri, la Lazio che non brilla più si specchia in quel gol che arriva col contagocce e poi ancora in un centrocampo che fatica a trovare gli equilibri, e l'incisività, dell'anno scorso. Copre meno e non supporta l'attacco, Mancini si interroga mentre Stankovic, che è un po' l'ago della bilancia e il valore aggiunto di questa squadra, attraversa il momento di depressione più profondo della sua recente storia calcistica. E martedì sera, subito dopo la sostituzione ordinata dal tecnico, il giocatore s'è beccato con i tifosi, segno evidente dell'insofferenza per un futuro che sarà scritto lontano da Roma. Ci mette impegno, il serbo, ma le sue idee non lasciano più il segno. Meno presente in zona-gol, meno continuo nella costruzione della manovra, Stankovic ha cercato di isolarsi per evitare di parlare del suo domani professionale. Un atteggiamento che ora trova i mugugni della tifoseria. Ieri il presidente Longo s'è schierato al fianco del mediano. «Attraversa un momento difficile, perché sta decidendo cosa fare in futuro. Sta risentendo di tutte queste situazioni legate al contratto e noi come società, come mi auguro gli stessi tifosi, dobbiamo stargli vicino perché è un grande campione. Posso dire che rimarrà qui fino a giugno, mi sento di escludere che possa partire a gennaio». In realtà l'Inter intende accelerare la trattativa e concretizzarla nei prossimi 2 mesi: Moratti ne ha parlato con Zaccheroni, che aveva già lavorato con Stankovic, reiventandolo centrocampista di fascia sinistra. E il romagnolo punta anche Giannichedda, suo pupillo da sempre, l'uomo degli equilibri, ma il pensiero principe rimane Stankovic. Mancini, che martedì sera l'ha sostituito, potrebbe anche decidere di concedergli un turno di riposo: l'ipotesi sarà vagliata tra oggi e domani, ma la matematica assenza di Cesar e la fiducia riposta nel serbo, dal tecnico-manager, rende sofferta la decisione. Certo è che il futuro di Stankovic nella Lazio è ormai a tempo e questo è un fattore destinato a incidere. Il serbo sogna un riscatto in grande stile, ma ora non può più sbagliare un colpo. La gente aspetta e si chiede cosa stia accadendo alla squadra tutta grinta ed entusiasmo che, nella scorsa stagione, vinceva in Italia e in Europa nonostante i problemi societari. Il gruppo, rientrato a Roma all'alba di ieri mattina, pensa solo al riscatto, da concretizzare nella sfida col Bologna. Zauri, lanciato titolare sulla fascia sinistra contro il Chelsea, lancia un messaggio rassicurante. «Siamo solo sfortunati, domenica ci rifaremo. Giochiamo bene ma ci va tutto storto. Ci manca solo una vittoria». I tifosi sperano sia così e Mancini aspetta i gol dei suoi attaccanti e il ritorno a grandi livelli di Albertini. Il presidente Longo rilancia. «Abbiamo un grande condottiero che è il nostro tecnico: la squadra ha fatto vedere di essere viva sia a Milano sia a Londra ma quando si perde c'è sempre qualcosa che non va, ma a questo penserà Mancini. Giocando in modo aperto si corrono dei rischi, noi li abbiamo corsi e siamo stati puniti, ma questo è il gioco della Lazio, un bel gioco. Anche le altre grandi squadre sono in difficoltà, questo è il momento di rimanere vicini alla Lazio». Domenica, contro il Bologna, Fiore tornerà titolare. Mancini cambiera centrocampo e in attacco c'è Lopez che reclama spazio.

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