Milan-Lazio vive nell'amarcord dei giocatori che hanno scritto la storia delle società
Albertini & Nesta Il cuore degli ex illumina San Siro
Un passato che ritorna, stavolta a maglie invertite. Capitan Nesta contro la sua storia, cioè la Lazio, il «geometra» Albertini contro il Diavolo che l'ha cresciuto e incoronato playmaker di prima grandezza. Una sfida a specchio, e dove non può il campo arrivano i sentimenti. Quelli sinceri, onesti, che ripercorrono le tappe di due carriere fulgide, importanti, scandite dai successi e da un escalation piena di gratificazioni. Milan-Lazio è anche e soprattutto la loro sfida, Albertini che torna a San Siro da avversario fa strano anche a lui, che dice di averla cerchiata bene, sul calendario, la data dell'amarcord. «Sì, è vero. È stata una delle prime cose che ho fatto quest'estate», ammette con un sorriso che non sa di rivincita. «No, non se parla proprio di rivincita, ma se segno esulto, anche se il Milan è nel mio cuore. Lasciare i rossoneri? È una ferita ancora aperta, il mio sogno era chiudere la carriera con quei colori, ma ormai è andata», aggiunge, lui che era abituato a illuminare il Meazza con intuizioni lineari, incisive, mai banali e non vuole confondere il ricordo con il rancore. Dall'altra parte Nesta, capitano del centenario biancoceleste e del secondo scudetto, della Coppa delle Coppe e dei successi dell'epoca-Eriksson. Lui si sbilancia meno, si limita a incensare l'avversario. ««Penso e spero che Demetrio possa ricevere una grande accoglienza. Torna nello stadio dove è cresciuto e vinto tanto. Merita applausi, non fischi». Insomma un decalogo da consegnare ai tifosi rossoneri in vista dell'abbraccio struggente all'ex Demetrio. Lui, Nesta, non parla della «sua» Lazio. E gli Irriducibili, cioè il gruppo principe della Nord, pur riconoscendone i meriti sportivi, non hanno ancora rimosso il ricordo di quell'addio senza commiato. «Se ne è andato ma non ha pensato a regalare un gesto di saluto ai suoi tifosi, sarebbe bastata anche una pagina di giornale, come fece Mancini il giorno dell'addio alla Samp, o addirittura come Annoni, che noleggiò un aereo per salutare i tifosi romanisti». Dopo l'amarcord spazio alla partita. Albertini: «Il Milan è una grande squadra, esperta ed è soprattutto campione d'Europa. La loro convinzione fa la differenza, ma anche noi, e lo ribadisco, siamo sicuri che possiamo batterli. Chi toglierei? Ce ne sono tanti, ma voglio dire Pirlo perché a me è sempre piaciuto come giocatore». Nesta risponde: «Sono bravi a ripartire in contropiede, Mancini dispone di gente veloce e brava con i piedi. Sarà questa la loro arma in più». E ieri la sfida, in anticipo, l'hanno giocata anche Mancini e Ancelotti, con la complicità delle «Iene». Il biancoceleste ci crede. «Vinciamo noi, 2-1. E dopo conquistiamo anche il titolo. Chi simula di più tra Simone e Pippo Inzaghi? È una bella lotta». Quindi Ancelotti: «Vince il Milan (senza pronostico, ndr), scudetto a noi. Chi simula di più? Simone», il tutto condito da risate e ironia. Domenica sarà un'altra storia. Gli scherzi e le emozioni rimarranno confinate nell'angolo dei ricordi. In campo sarà la sfida della verità. Perché la Lazio di Mancini vuole rilanciare le proprie azioni in grande stile nel gotha del campionato contro un Diavolo titolato e pieno zeppo di prime firme. Tutto in una notte.