di RINO TOMMASI E' DIFFICILE tentare un'analisi statistica di un campionato che è partito ...

Certo la nuova formula garantisce due posti in più al tavolo del grande calcio e potrebbe essere gradita a quei club che, da sempre, sono condannati ad essere pendolari, ma sono proprio quelle squadre, la cui incapacità (strutturale ed economica) a rimanere stabilmente nel massimo campionato è stata ampiamente dimostrata, che ne determinano lo scarso equilibrio. Credo che lo stesso Galliani, preoccupato di trovare una soluzione al pasticcio combinato dalla Federcalcio con il caso Catania, non si sia reso conto dei pericoli e dei danni che avrebbe comportato il ritorno ad una formula - quella delle 20 squadre - già provata in passato. Si tratta infatti di un ritorno. I più giovani non ricordano infatti che a 20 squadre si è giocato per sei stagioni nell'immediato dopoguerra, dal 1946 al 1952. Vale la pena fare un po' di storia. Il campionato a girone unico è nato nel 1929 promovendo alla nuova serie A le prime nove squadre dei due gironi nei quali si era disputato il torneo nel 1928. Si è andati avanti con 18 squadre per cinque stagioni, poi ragionevolmente si è passati a 16 squadre, numero a mio parere ideale, allora come oggi, per il migliore funzionamento del nostro calcio. Poi è arrivata la guerra. Si è giocato un campionato ridotto nel 1944 (lo vinsero i Vigili del Fuoco di La Spezia battendo un Torino che schierava quattro dei campioni che sarebbero poi morti a Superga), quindi si è ripartiti nell'ottobre del 1945 con un torneo spezzato in due. Un girone del nord a 14 squadre ed uno del sud ad undici squadre promossero le prime quattro ad un girone finale ad otto, dominato dal grande Torino. A quel punto i tempi erano maturi per il ritorno al girone unico ma con quale organico ? Furono ripescate Bari e Sampdoria (ex Liguria) che sarebbero dovute retrocedere alla fine del campionato 42-43, furono ammesse Modena e Brescia (le prime due della serie B del 42-43), l'Alessandria, che aveva vinto un campionato misto di serie B nel 45-46 ed infine il Napoli (terzo in serie B nel 42-43 ma primo nel girone sud del torneo 45-46). Totale 20 squadre che diventarono momentaneamente 21 nel 47-48 per mantenere in serie A, per ragioni di opportunità politica, la Triestina , ultima classificata nel 46-47. I sei campionati a 20 (o 21 squadre) sono stati i meno equilibrati nella storia del nostro calcio e non solo per la grande superiorità del Torino, che vinse i primi tre. La differenza media tra la prima e la seconda classificata fu di 7,3 punti. Il ritorno alle 20 squadre (deciso, è bene ricordarlo, solo perché un giocatore del Siena ha giocato una partita nel campionato Primavera) sarà il sesto cambiamento nella formula del nostro campionato. C'è qualcuno che si rende conto che si tratta di una follia?