Formula 1 Schumacher raggiante dopo il trionfo di Indianapolis
«La mia vittoria più bella»
Invece, la corsa più pazza del mondo, rovesciando i pronostici della vigilia, ha confermato che il ciclo vincente della scuderia di Maranello è destinato a continuare. Solo l'aritmetica separa, infatti, Schumi dal suo sesto titolo mondiale, il quarto con la Ferrari, con buone probabilità pure per la squadra di confermarsi leader nella classifica riservata ai costruttori. È un predominio quello della nazionale dei motori che dura dal 1999, sia pure allora con la conquista del solo alloro previsto per i teams. Neppure le regine degli anni Novanta, McLaren e Williams, erano riuscite a tanto e ci si domanda, perciò, quale sia il segreto della Ferrari. La risposta è semplice: dipende dagli uomini. Primo fra tutti il presidente Montezemolo, il quale, arrivando a Maranello nell'autunno del 1991, aveva trovato delle macerie. Ridotto ad una parodia il reparto corse, in coma il settore industriale, le casse vuote, tanto da avere dovuto elemosinare qualche miliardo di lire dalla Fiat per concludere la stagione del 1992. Per quanto riguarda l'attività sportiva, Montezemolo ha inciso con una scelta rischiosa, ma che, nel tempo, si sarebbe rivelata decisiva. affidando la cura delle amate Rosse a Jean Todt. Francese a digiuno di Formula 1, il manager che si era fatto un nome grazie ai trionfi conseguiti dalla Peugeot nei rally, in Italia non venne certamente accolto con i tappeti rossi. Un grave errore di valutazione, in quanto proprio Todt ha rivitalizzato la Ferrari, capendone la mistica, ma applicando pure una ferrea metologia di lavoro, accompagnata da insopportabili doti di mediazione. Poi, è arrivato Schumi, non solo un fuoriclasse, ma anche un uomo capace di fare gruppo, di cementare l'ambiente, con il vantaggio di ritrovare al suo fianco quei tecnici con i quali aveva furoreggiato alla Benetton. Oggi, la scuderia è composta da oltre 700 persone, in grado di remare assieme verso una sola direzione, un miracolo ricordando che a Maranello, storicamente, l'ambiente non è stato mai dei migliori, fra invidie, gelosie e la predisposizione a giocare a scaricabarile. La compattezza della squadra è venuta fuori proprio quest'anno, quando, in piena estate, il vento della crisi si è abbattuto sul Cavallino. Un gruppo diverso, assuefatto al successo, avrebbe potuto sfaldarsi. Al contrario, nelle difficoltà, ha trovato la forza per reagire, battendo una concorrenza agguerrita come non mai.