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dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI ISTANBUL — La Lazio va.

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Gioca a sprazzi, s'aggrappa all'esperienza e sfrutta con cinismo gli acuti dei suoi solisti. Stam che è mezza difesa e va anche in gol, più Fiore, assist-man e stoccatore d'eccezione. Il Besiktas non è roba d'alta scuola ma ci prova a oltranza ed ècomunque ridotto a ragione. Per lo spettacolo c'è tempo, Mancini si gode la versione pochi franzoli e tanta sostanza della sua banda di pirati. Lo score ufficiale della stagione parla di cinque partite e altrettante vittorie. Un filotto-record da brividi. Mancini vuole Conceiçao Il tecnico presenta una Lazio a trazione anteriore: Corradi-Lopez grimaldello offensivo, come da copione, con Fiore spostato a sinistra per lasciare spazio, e fascia, a Sergio Conceiçao. Il portoghese è il jolly calato sul green turco dal Mancio, Albertini e Stankovic lo scioglilingua nevralgico. In difesa torna Oddo, Couto prende il posto di Mihajlovic. Fiducia al 4-4-2 di sempre, con Giannichedda e Zauri immolati in nome del turn-over. I circa ventimila dell'Inonu di Istanbul, retaggi del recente passato, accolgono lo spauracchio biancoceleste con fischi e striscioni ostili. Evidente come quell'eliminazione dalla Coppa Uefa, bruci ancora molto ai focosi ultra locali. La mossa vincente Le dolci note della Champions suonano come un'investitura da onorare. La Lazio è nel tempio dei grandi. Due anni dopo una nefasta eliminazione, piena di malumori e veleni. La banda Mancini sotterra il passato e prova subito a irretire i piani del Besiktas. Che non è quello visto a marzo, quando l'uno-due Fiore-Castroman demolì le certezze di Lucescu in dieci minuti. Oggi la squadra turca ha uno Zago in più e una solidità diversa. Non brilla, certo, ma controlla la bussola e la perde raramente. La prima mezz'ora della sfida è un grafico piatto, con un tentativo di Fiore degno di nota (al 5', dopo una pregevole combinazione Albertini-Lopez) e un tiro di Giunti (viziato da un fallo, grande così non sanzionato ai danni di Couto) che rimane un urlo nel deserto e s'infrange sul muro eretto da Peruzzi. Il gioco stenta a prendere quota, Albertini e Stankovic non riescono a inserire la marcia vincente: per sintetizzare la Lazio fatica a verticalizzare e a innescare le punte. Mancini ordina allora a Conceiçao di invertire ruoli e compiti con Fiore. Insomma, si torna alla versione classica, almeno sull'out destro. Sarà un segno del destino ma la Lazio riesce a spezzare l'incantesimo e trova il gol. Angolo di Fiore e zuccata vincente di Stam, insuperabile in difesa e decisivo in attacco. Il Besiktas s'infiamma, sospinto dall'urlo dello stadio turco, nient'affatto scalfito dal vantaggio biancoceleste. Nei dieci minuti che restano ci prova Yildirim, con una punizione tagliata, ma Peruzzi c'è e sventa l'insidia. La Lazio regge l'urto: si va al riposo così. Grinta Champions Si riparte: il coro dell'Inonu è lo stesso, incessante ritornello già sentito nei primi 45' e anche la partita s'incanala nei binari del primo tempo. Spettacolo neanche a parlarne, la banda Mancini fatica a far decollare le trame di sempre e il Besiktas ci mette solo tanta corsa e volontà. Inscena un arrembaggio generoso, ma la Lazio salva la sostanza. Si chiude a riccio davanti a Peruzzi, aggrappandosi al marmoreo Stam, prova a ripartire quando può. Cioè quasi mai. La grinta non manca, quella è già Champions e permette ai biancocelesti di usufruire anche d'un bonus, quando Sinan, al 75' colpisce la parte alta della traversa. E la sorte regala scherzi inattesi: dopo un giro di lancetta, Fiore va in profondità, prima prova l'assist, poi si ritrova sui piedi un gentile pacco dono, cortese regalìa della difesa locale, e infila Cordoba. Come sei mesi fa: 2-0 e primi tre punti in archivio.

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