Documento di 17 club: «rendere esecutiva la delibera per il rinvio dei tornei» Il numero uno della Lega risponde con decisione: «Mai ordinato di giocare»
Dalla malcelata sfiducia alla diffida, con tanto di carta intestata di avvocati, c'è di mezzo un documento che diciassette club «dissidenti», uniti per non mollare e non darla vinta ai padroni del vapore, hanno fatto recapitare al presidente di Lega invitandolo a prendere per valida la sola delibera di mercoledì scorso che aveva sancito (con 23 voti favorevoli e 15 contrari, due gli astenuti) lo slittamento della seconda giornata di campionato a data da destinarsi. Come dire: le imposizioni non ci piacciono, ce ne infischiamo degli aut-aut e degli «obblighi» istituzionali che vogliono la partenza del torneo. Galliani è messo apertamente in discussione e la Lega non potrebbe essere più lacerata. Il fronte del no, pur perdendo i pezzi (dopo Massimo Cellino anche Maurizio Zamparini ha deciso di uscire dal calcio e dimettersi da presidente del Palermo «perchè offeso e umiliato») riesce comunque ancora a trovare una linea comune. Per non soccombere. Ma adesso che domenica sarà, che calcio si giocherà, soprattutto dove? La conseguenza della diffida e della rinuncia di 17 squadre a scendere in campo (decisa da dodici presidenti che hanno raccolto cinque deleghe dopo un fitto pomeriggio di telefonate) è che la B a 24 scelta per decreto e imposta con la forza, partirà piena di caselle vuote, con squadre che si presenteranno con la garanzia di vincere a tavolino (come sanzionerà il giudice sportivo che ha già punito gli ammutinati della Coppa Italia) e città blindate per seri problemi di ordine pubblico. Galliani, confortato dall'appoggio di Governo, Coni e Federcalcio, in serata ha precisato la sua posizione. «Mai ordinato di giocare. Ciascuna società è tenuta ad assumersi le proprie responsabilità». Ieri i dissidenti che riuniti all'Hotel Gallia di Milano hanno poi firmato la lettera di diffida, lo avevano comunque invitato al tavolo della trattativa per fargli cambiare idea e accettare 6 promozioni in A come contropartita della B allargata a 24 squadre. «Noi ribadiamo il buon senso e chiediamo altrettanto dalla controparte, il mostro giuridico deve essere compensato con le sei promozioni» fanno sapere i presidenti che intendono definirsi «rispettosi della legalità». Dall'altra parte il silenzio assoluto che annuncia adesso giornate incandescenti, violente, pericolose. «Noi non saremo respnsabili di quello che accadrà fuori dai campi, sulle autostrade e altrove» fa subito sapere Ivan Ruggeri, presidente dell'Atalanta. Adesso stabilire chi comanda (Galliani in base ai poteri conferiti dallo statuto o l'Assemblea sovrana?) e chi vincerà domenica la partita passano in secondo piano. La Salernitana ha già fatto sapere che a Torino per la sfida contro i granata ci sarà, il Napoli attende il Como e il presidente partenopeo Naldi assicura i tifosi che si giocherà («Vedrete anche le nuove maglie»), il Catania ha messo in vendita i biglietti per la partita contro il Cagliari. Gli altri invece hanno già organizzato amichevoli (tra Ascoli e Genoa), partitelle, sit-in. Aspettando che Galliani ci ripensi e che il Tar del lazio il 16 settembre consideri non legittima la B allargata «per decreto». Ma fino ad allora questo calcio cosa riuscirà ancora ad offrire? La guerra del pallone è appena cominciata.