È assurdo rinunciare a Cassano quando manca il talento di Totti
Ma assente sabato l'indispensabile Totti (e chissà quanto le preghiere del commissario tecnico ne affretteranno l'utilizzo, quattro giorni dopo, a Belgrado), pare pure svanito quel coraggio da tempi nuovi approvato durante l'ultimo scorcio azzurro, certamente propedeutico al recupero nel gruppo 9 di una realtà meno scandalosa. Ora bisognerebbe proseguire sempre rispettosi dei talenti assoluti che propone il football italiano. Invece il Trap, assemblatore stavolta sprovvisto di stella cometa, lascia capire che resusciterà l'annoiante 4-4-2, privilegiando l'abbinamento meneghino Vieri- Pippo Inzaghi, forse in omaggio un po' ruffiano all'ambiente vincente scelto per rendere memorabile l'eventuale sorpasso sui gallesi. Che significherebbe secondo posto garantito, cioè spinta preziosa prima della trasferta slava, dove azzeccando l'en-plein verrebbero evitati spaventi supplementari. Che comunque doveva prevedere il sacrosanto ingresso di Antonio Cassano nell'hit parade nazionale, riconoscimento colpevolmente negato all'unico improvvisatore capace di mimare sul campo le geniali semplificazioni del capitano romanista. Cosa aspetta mastro Giovanni? Quando svaniranno i dubbi relativi alla scarsa affidabilità del Peter Pan imprendibile, punto di riferimento strepitoso nel riscatto vagheggiato da Capello? Depennato perfino Miccoli causa improvvisa appendicite, registriamo assurde spiegazioni che rasentano l'autolesionismo: il folletto barese, campione in erba, non sarebbe un fenomeno vero; i vaccini trapattoniani non possono produrre subito gli effetti desiderati; necessitano ulteriori prove di maturità psicologica. Ragguagli imbarazzanti, mentre l'ex monello spopola ovunque a dispetto della scomunica federale che ricevette per puntellare l'orgoglio di Gentile, in una trapassata under 21. Quanto durerà? Non risulterebbe opportuno fissare la scadenza dello scempio? Lo spreco sovrasta altri abbagli che presto verificheremo. Ripudiato il modello tattico madridista applaudito contro la Germania, sarebbe bastato schierare l'ottimo Fiore da quarto centrocampista, senza mortificare Del Piero fuori ruolo. Avrebbe funzionato addirittura il ripescaggio di Albertini, faro degli incanti laziali. Desideri vani, non contemplati dalla geopolitica che assicura spesso corsie preferenziali ai potenti nordisti. E, dunque, tocchiamo ferro, augurandoci che la riabilitazione illogica di Inzaghi, dopo sei mesi di silenzio azzurro, salvi la panchina del Trap dai pericoli incombenti.