di FABRIZIO MARCHETTI TUTTO ruota intorno a Stankovic.

E del futuro. Contratto in scadenza a giugno, Juve e Inter alla finestra, in rigoroso ordine. Insomma il rebus fa paura. Davvero. E dopo Mihajlovic anche Mancini alimenta l'allarme. «Ci vorrà del tempo, sono ottimista ma bisognerà rispettare l'eventuale scelta contraria». Cioè l'addio. L'idea s'insinua: sul tavolo 12 milioni netti fino al 2008 (2,5 a stagione) per convincere il centrocampista a dire «sì» al nuovo progetto biancoceleste. Mancini guarda avanti e scopre solo enigmi. «Dejan sta riflettendo, ma va lasciato tranquillo perché sente molto la pressione di questa vicenda. Dovremo comunque rispettare la sua scelta», ripete all'infinito. Stankovic aveva sottoscritto il piano-Baraldi all'inizio di maggio, con una parziale deroga: niente decurtazione del 45% degli emolumenti (ora pari a circa 1,8 milioni di euro). Eccezione giustificata dal valore del giocatore. Ora si deve trovare la chiave di lettura per allontanare lo spettro dell'addio-beffa. Sul giocatore ci sono Juve e Inter, pronte a mettere sul piatto della bilancia anche 3 milioni pur di arrivare al mediano. Ieri l'amministratore delegato Luca Baraldi ha sottolineato che «Stankovic è un patrimonio della società», facendo riferimento alle parole di Mihajlovic, anzi sposando il pensiero del difensore. «Sono perfettamente d'accordo con Mihajlovic: il protrarsi della trattativa toglie tranquillità e al giocatore e al club. Le sue sono parole sacrosante, speriamo che le cose si risolvano al più presto. Alla Lazio c'è un'area tecnica da più di un mese, e in questo momento De Mita e Cinquini stanno lavorando alacremente per il rinnovo di Dejan. Per noi è un patrimonio della società». In realtà l'incontro decisivo con Fioranelli, manager del giocatore, non è stato fissato: lo strano gioco delle parti non regala certezze. Il giocatore vorrebbe legarsi a vita alla società biancoceleste ma le offerte fanno gola e il rebus è ancora in piedi. La questione, come detto, passa nelle mani di De Mita, neo-direttore generale. Ieri nessun contatto tra le parti: un segnale da decodificare con preoccupazione. Il giocatore non parla, preferirebbe farlo solo dopo la firma decisiva. Si confida con i suoi amici più stretti, su tutti Mihajlovic, per esternare un malumore neanche troppo implicito. Anche il Milan è pronto a inserirsi nel discorso: all'estero c'è invece il Real. Insomma un enigma destinato a tenere col fiato sospeso un popolo intero. La tifoseria guarda, vigila, riflette. In fondo Stankovic è sinonimo di competitività. Fioranelli non parla di ipotesi alternative alla Lazio. «È una partita a carte. Noi abbiamo fatto un'offerta, la Lazio ne ha fatta un'altra. La volontà è di venirsi incontro. Vedremo». . Ambizione Mancini Un pranzo galeotto, in Campidoglio, per far lievitare le certezze del nuovo corso-Lazio. Il sindaco Veltroni da una parte, Mancini dall'altra (presente anche il presidente dell'Acea, Fulvio Vento). Preludio ideale per una stagione da vivere in copertina. Questo il senso del messaggio del primo cittadino. «Mancini merita i complimenti per il contributo offerto nell'opera di rilancio societario e per il gioco espresso dalla squadra. Mi auguro si possa togliere grandi soddisfazioni». Toni distesi, cordiali con tanto di siparietto ironico. Tema dominante la fede bianconera di Veltroni. Pungente Mancini: «Mi invita solo perché nella scorsa stagione la Juve ha vinto lo scudetto ma quest'anno andrà diversamente». Già, Mancini ci crede davvero. «Rispetto alle grandi non abbiamo il fuoriclasse assoluto, ma sappiamo giocare e contiamo su tanti ottimi elementi. Siamo forse meno abituati a vincere ma saremo protagonisti fino in fondo. Gli obiettivi? Superare il girone di Champions League e migliorare il piazzamento in campionato. Sarà dura, certo, ci proveremo. Non rinunceremo mai al nostro gioco: farà le nostre fortune. I risultati arrivano solo attraverso lo spettacolo». Capitolo-società: nei prossimi giorni summit decisiv