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La B verso l'ennesimo rinvio

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L'assemblea straordinaria della Figc si trasforma nell'ennesimo campo di battaglia. Il nuovo statuto, con l'inasprimento delle sanzioni per chi viola la clausola compromissoria e il divieto delle multiproprietà, non passa per l'ostruzionismo della Lega di Milano, che spacca così il fronte, e di certo non rasserena il clima già saturo di veleni. Alla fine Franco Carraro, la cui testa è stata chiesta dai club come condizione per far partire il torno cadetto, incassa il colpo e non nasconde l'amarezza. Bastava rinviare l'appuntamento di ieri a Roma per evitare l'ennesima bagarre: così infatti aveva chiesto lo stesso Galliani in avvio dei lavori. Ma le altre componenti aventi diritto al voto hanno fatto professione di fede a Carraro e alla causa dello statuto. «Si va avanti con il voto» hanno detto unanimi, da Campana a Tavecchio. E a quel punto la battaglia annunciata è diventata guerra: sguardi di fuoco tra i protagonisti, qualche malcelato accenno di nervosismo, fatto sta che nella sala dell'albergo romano va in scena l'ennesima brutta figura del pallone made in Italy. E dire che lo sapevano tutti che a causa della clausola di largo consenso, quella che impone una maggioranza qualificata per votare gli emendamenti, per i 35 accreditati della Lega sarebbero serviti 12 voti favorevoli per far passare lo statuto. Ma il fronte era più che compatto: o il rinvio o il no ad oltranza. E così è stato. Eppure la giornata si era aperta con l'assemblea ordinaria e l'ok a larga maggioranza del bilancio 2002 e con le scuse di Carraro alla platea per il caos estivo, con l'ammissione che qualche errore era stato commesso, ma che comunque alle dimissioni non aveva mai pensato. Una risposta agli unici attacchi che sono stati mossi al presidente federale da Aldo Spinelli, presidente del Livorno, e dall'ex arbitro, ora dirigente di club, Luigi Agnolin: «Ci hanno tolto la dignità sul campo, vogliamo almeno le scuse» tuona il dirigente della società toscana. «Noi abbiamo difeso il format della B finchè ci è stato possibile - ha detto Carraro - poi la situazione ci è sfuggita di mano». Alle dimissioni il presidente non ha mai pensato, anche se ha ribadito che «la fiducia potete togliermela solo voi e non altri in qualsiasi momento». Ma Carraro resta in sella, con ancora la grana della serie B da risolvere. Il rinvio concordato al 7 settembre non mette d'accordo i club e lo stesso Galliani si dice poco ottimista. Intanto però il numero uno di via Rosellini annuncia che non potrà chiedere un altro rinvio: dunque domenica la B dovrebbe giocare, con chi in campo questo non si sa. «Molte squadre non vogliono giocare - ammette Galliani - anche se io mi auguro che alla fine si giochi». «Attualmente non ci sono le condizioni - ribadisce il vice Antonio Matarrese - la B così non gioca. Spero solo che Carraro tranquillizzi i presidenti da eventuali rappresaglie, che non ci saranno operazioni di giustizialismo». La settimana è appena cominciata: domani la palla torna in Lega a Milano con l'ennesima assemblea straordinaria che deve decidere sulla serie B. Si parte o no, e l'eventuale proposta sul futuro da sottoporre alla federazione che ha già convocato, come da copione, il consiglio federale il giorno seguente. Da oggi la rottura ha anche un versante assembleare. IVAN Ruggeri è pronto a lasciare la presidenza dell'Atalanta e a vendere la società al termine di questa stagione: «È uno schifo, questo calcio non mi appartiene più», ha spiegato il presidente bergamasco in un'intervista a Radio Padania e quindi «se le cose non cambiano, penso di lasciare il calcio». Secondo Ruggeri, «quest'estate ne sono successe di cotte e di crude» e «c'è da tapparsi il naso e anche qualcos'altro». Ruggeri considera Carraro «la lunga mano di qualcuno» e «se la politica voleva impossessarsi del calcio, c'è riuscita benissimo», ma attacca anche i club di serie A: «Se ci avessero seguito, avremmo potuto cambiare questo s

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