Baggio, il «Raffaello» che dipinge magie
«Arrivare primi in mezzo a tante stelle mi rende orgoglioso. Non vedo l'ora di rientrare»
Cinque orme, cinque stelle a colorare di storia il lungomare di Montecarlo: Maradona, Eusebio, Fontaine, Rivera. E poi l'artista, quel bello del nostro calcio che non tramonta mai, l'uomo dalle sette vite, capace di risorgere da infortuni pesantissimi per regalare al mondo del pallone quella fantasia e quel tocco di classe che è un dono che appartiene solo ai grandi. Come Roberto Baggio, il primo vincitore del Golden Foot di Montecarlo, l'artista, Raffaello come amava definirlo l'avvocato Agnelli. «Dei tanti soprannomi che mi sono stati coniati - dice Codino - questo è il mio preferito. L'Avvocato mi conosceva bene. Raffaello è la sintesi del mio calcio, per questo mi piace». Dieci stelle, dieci campioni (Zidane, Roberto Carlos, Maldini, Giggs, Romario, Batistuta, Nedved, Kahn, Batistuta, Baggio), e ha vinto lei: cosa prova? «Arrivare primo in mezzo a tanti campioni, a tante stelle del nostro calcio, può solo che renderti orgoglioso». Il calcio italiano vive un brutto momento: cosa ne pensa? «Dico che le beghe degli altri non mi interessano. Di sicuro il momento è difficile, ma sono problemi che lascio volentieri sviscerare ad altri. Io continuo a preferire il calcio giocato, perché è quello il mio mondo. Per altri può essere diverso, ma io preferisco solo dare calci al pallone e basta». È pronto al rientro? «Credo proprio di sì. La voglia di tornare (esordio previsto per la seconda giornata contro la Roma) è tanta. Mi sento a posto e pronto a riunirmi al gruppo, per dare anch'io al Brescia la mano necessaria per raggiungere i nostri obiettivi». E il suo qual é? «Il primo è confermare il Brescia in serie A che sarebbe un grande risultato. Il secondo è raggiungere quota 200 reti in serie A. Un bel traguardo». Una vita sempre in primo piano: pensa mai al giorno che dovrà dire addio a questo mondo? «Faccio di tutto per non pensarci. Vivo ogni anno come fosse l'ultimo, dare sempre il massimo per la causa comune. Poi alla fine della stagione tiro le somme e decido. Se sto bene, se la voglia mi sorregge ancora, continuo. Statene certi». Domenica il via al campionato: chi vede favorite? «Il mio cuore batte per le solite tre, Juve, Inter e Milan, anche se i bianconeri mi sembra abbiano qualcosa in più. Appiah è uno tosto, io lo conosco bene e so quanto può dare alla Juve». Chi sarà la rivelazione? «Non ho dubbi: dico Fabrizio Miccoli, perché ha tutti i numeri e le possibilità per emergere». La sua maglia, quella della Nazionale del '94, è stata messa all'asta per beneficenza a sostegno di una iniziativa di Carlos Dunga in Brasile, ed è stata acquistata per 4.000 euro. Al Grimaldi, gli occhi erano tutti per lui, per questo principe del pallone che il mondo ci invidia anche se troppe volte non è riuscito ad essere profeta in patria. Succede ai grandi, a volte incompresi, altre volte ritenute preferenze ingombranti. Ma un genio non lo sarà mai perché il mondo del pallone non potrà mai fare a meno di magìe. Quelle di Roberto Baggio. Campione di stile e di vita. Per sempre, come le sue orme che da martedì sono impresse sulla Champions Promenade di Montecarlo.