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«Niente campionato senza i diritti tv»

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Il presidente dell'Ancona Pieroni: «Vogliamo subito un contratto serio»

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Lo ha detto il presidente del club marchigiano Ermanno Pieroni, CHE ha rilevato che l'Ancona Calcio è una delle sei società di serie A che ad oggi sono senza contratto televisivo: «Non mi sembra una cosa corretta - ha osservato -, visto che mancano otto giorni all'inizio del campionato. Ad Ancona ci sono 8.000 abbonamenti sottoscritti - ha ricordato il patron -: 12 anni fa, quando la squadra andò per la prima volta in serie A, furono 5.000. Non mi va di deludere questa gente - ha proseguito -, ma in questo momento debbo tutelare gli interessi dell' Ancona; la voce diritti tv rappresenta per l'Ancona il 70% del fatturato; fino a oggi ho sottoscritto contratti da serie A, ho affrontato spese da serie A, ma in questo momento ho un buco del 70% del fatturato». «Mi auguro che da qui al primo settembre l'Ancona Calcio possa sedersi a tavolino per poter stabilire un contratto adeguato a quelle che sono le sue aspettative - chiede Pieroni -. Se questo non avvenisse, come peraltro ha già dichiarato qualche altro presidente, quale quello del Brescia, è normale che si dovrebbe decidere di non scendere in campo. Ci sono otto giorni di tempo - ha ripreso -, mi auguro che ci sia uno sforzo da parte di tutti, perchè sarebbe un cattivo precedente, però va ricordato che un anno fa è successo un fatto analogo, e il campionato non è partito, non si è giocata la prima partita». «Dopo quella presa di posizione - ha ricordato il presidente dell'Ancona -, i grandi club hanno dato un contributo a favore delle società medio-piccole, affinchè si facessero contratti televisivi più adeguati. Oggi la Juventus prende 150 miliardi, mentre all' Ancona ne hanno offerti dieci: la forbice non può essere uno a quindici; in Inghilterra il Manchester prende il doppio dell'ultima. Il male nasce dal momento in cui si è deciso che i diritti televisivi a livello di pay per view potevano essere trattati a livello associativo; una volta era la Lega a trattare i diritti tv per tutti e poi li distribuiva in maniera equa secondo parametri giusti. Oggi così non avviene».

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