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L'Italia parte col piede sbagliato

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La speranza si chiama Perrone, favorita nella 20 km femminile

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Punti di vista per piccole grandi storie di Mondiali che si incrociano. La ragazza afghana catapultata sui blocchi che erano solo d'intralcio alla sua ingenuità, si chiama Lima Azimi, una paio di scarpette senza chiodi e una canottiera castigata che in una mattina umida ha ricordato correndo 100 metri in 18"37 quanto sia ancora importante partecipare nello sport e quanto poco conti vincere e battere regine mondiali grandi come armadi, se c'è da avvicinare le donne allo sport, liberarle dall'abito integrale e farle correre verso un nuovo mondo di libertà. Lei, che solo due mesi ha saputo di dover correre dentro uno stadio simile ad un ottovolante e che per l'evento si è allenata una volta a settimana, è già il simbolo di questa edizione parigina che rischia di diventare la più magra e triste per l'Italia che corre, salta e va in marcia. La prima giornata è un depennamento ed eliminazioni di presenze azzurre, non tutte prevedibili. E a tradire subito è stata proprio la santa marcia con una 20 chilometri «corsa» a tempi di record (successo dell'ecuadoriano Jefferson Perez in 1h17'21" davanti allo spagnolo Fernandez e il russo Rasskazov). Migliore azzurro è il giovane neolaureato Lorenzo Civallero, undicesimo, sprofonda nel suo lungo anonimato l'ex iridato Didoni (16/mo con Gandellini 21/mo). La tradizione azzurra del «tacco e punta» verrà difesa questa mattina da Elisabetta Perrone, unica azzurra ad aver vinto una medaglia olimpica nella marcia con l'argento di Atlanta e tra le favorite nella 20 km, una spanna avanti alle russe Nikolayeva e Fedoskina. «Quello di salvatrice della patria è un ruolo che non sento» avverte ma sa bene di essere una delle poche certezze che accompagnano quest'Italia che ieri ha visto l'esclusione dalla finale del martellista Vizzoni (argento a Sydney) e del triplista Donati, tredicesimo e primo degli esclusi. Non si tiene in quota neanche Talotti, eliminato nell'alto in qualificazione (così come Ciotti e Bettinelli), fa dignitosa presenza Barberi nei 400 e Iannelli nelle siepi. Per sognare un pò d'azzurro meglio pensare ad oggi. L'Italia si gioca subito un'altra carta importante con il gioiello esotico che viene da Cuba, Magdelin Martinez, triplista cubana, naturalizzata italiana per amore di un ragazzo che si ammalò durante una vacanza natalizia a Camaguey e che lei curò con affetto. Nelle ultime uscite il suo rendimento non è stato costante ma ha la stessa grinta dell'altra saltatrice d'ebano della comitiva azzurra, mamma Fiona (May). Per lei si dovrà attendere fino a giovedì. Per gli amanti dello show che dura un respiro invece spazio agli sprinter con le batterie dei 100 maschili e la sfida a distanza tra l'ex pallottola (spuntata?) Greene, il primatista mondiale Tim Montgomery e il britannico Chambers, detentore del reco europeo. Domani la finale, oggi spazio alle donne con la ultraquarantenne Marlene Ottey che conquista le semifinali. Un inno alla longevità per la regina giamaicana che ora corre per i colori della Slovenia.

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