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ATLETICA, A PARIGI PARTE LA RASSEGNA IRIDATA. OLTRE ALLE DUE PUNTE DI DIAMANTE L'ITALIA SCOMMETTE ANCHE SULLA MARTINEZ E VIZZONI

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May e Baldini, speranze mondialiOltre 200 paesi presenti. Attesi al riscatto gli sprinter statunitensi Montgomery e Greene

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L'Italia che corre e salta resta sempre poco atletica e quando c'è da affrontare il mondo e con questo confrontarsi, restare in piedi è già un piccolo miracolo. A Parigi, sotto la cupola magica dello stadio «St. Denis» dove da oggi per nove giorni si disputerà l'edizione iridata (la nona) più «trafficata» di sempre ma anche la più incerta per la carenza di re e regine, le occasioni azzurre per gioire saranno ridottissime. In un Mondiale dove l'atletica aspetta nuovi padroni perché quelli attesi tentennano (le saette americane Greene-Montgomery sono in crisi e Gebreselassie in calo, o sono assenti (mamma-Jones ha rinunciato così come la britannica Radcliffe, primatista mondiale di maratona), l'Italia si affiderà alla santa marcia, da sempre l'appiglio più solido per non precipitare nella voragine del medagliere. Fedele al suo ruolo di salvatrice il nobile «tacco e punta» camminerà a piè sospinto per le vie parigine con un bottino di dieci medaglie iridate sulle venti complessive conquistate dall'Italia dalla prima edizione del 1983 ad Helsinki. Il sogno brillerà ancora negli occhi di Elisabetta Perrone, bronzo ad Edmonton 2001 ma soprattutto oro mancato ai Giochi di Sydney quando a pochi chilometri dal traguardo la piemontese venne fermata da un giudice inflessibile. Nella 20 km (in programma domani) sarà lotta dura con le russe ma la strategia è già chiara: ritmo alto per indurre alla squalifica le rivali. Senza Fabrizio Mori alle prese con un tendine di Achille che gli permetterà soltanto di chiudere la sua nobile carriera di ostacolista alle Olimpiadi di Atene e la regina della velocità nostrana, Manuela Levorato, bronzo europeo ma lontana da una condizione accettabile, l'Italia si affiderà ancora alle donne d'ebano Fiona May, nel lungo, e il gioiello esotico Magdeline Martinez nel triplo. L'Italia al maschile ha un nome illustre da mettere sul piatto iridato. Si chiama Stefano Baldini. Al resto della comitiva - in tutto 51 atleti, 28 uomini e 23 donne si chiede di non fare da semplice comparsa. Almeno una decina di atleti puntano alla partecipazione in finale, risultato comunque d'eccellenza. La insegue Gibilisco nell'asta protagonista in Coppa Europa, Donati nel triplo in cerca di rivincite, il «riabilitato» Longo negli 800 che torna a respirare l'atmosfera delle grandi competizioni dopo due anni di squalifica per doping, il martellista Vizzoni, monumentale argento di Sydney, Talotti nell'alto che nelle grandi gare non scivola mai nell'anonimato, e la 4x100 maschile. Saranno Mondiali senza candidati certi al titolo, chissà se nel mucchio non spunti l'azzurro.

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