Altea, occhi cattivi da samurai Il tratto di Walter De Silva (padre dell'Alfa 156) nel disegno Audi
In questo momento di economie incerte, di prospettive economiche a breve termine, anche le offerte automobilistiche, è ovvio, si orientano al minimalismo: piccoli monovolume al posto della berlina (Volkswagen Touran come Renault Megane Scenic) modelli polivalenti che si trasformano a seconda dell'ambiente in cui si utilizzano (una berlina che diventa break o cabrio o pickup come la Citroen Pluriel) motori che passano al diesel persino su modelli tipicamente sportivi (Bmw serie 3). La Seat si butta nella mischia, per la prima volta in questo segmento, con una monovolume compatta disegnata interamente dal Gruppo Audi - che comprende anche Lamborghini - un modo per mantenere alto il concetto di sportività e dinamismo. L'Altea, nella giungla delle sigle che contraddistinguono modelli ad uso specifico, è definita una MSV, cioè una Multi-Sport-Vehicle, una specificità che dovrebbe interessare la clientela che non sopporta più l'eccessivo utilitarismo delle monovolume classiche. I suoi limiti sono la disponibilità di soli quattro posti (è definita addirittura una 2+2) su una carrozzeria a 5 porte che, per consuetudine, ne ospita cinque e spesso persino sette, e il suo assetto, la distanza da terra e la gommatura da 19 pollici , assolutamente diversa da quelle tipiche delle auto da famiglia che affollano i parcheggi dei supermarket. L'Altea propone anche alcune utili stravaganze, come i tergicristalli a movimento antagonista, che hanno una posizione di riposo invisibile all'interno dei montanti del parabrezza, o l'apertura del cofano ottenuta con la rotazione del logo Seat, dispositivo un po' barocco che ricorda i passaggi segreti del Castello di Montserrat. Alla ricerca di una forte identità di marca l'aspetto del frontale, forse troppo sportivo per una vera monovolume. La mano del designer è quella di Walter de Silva e profuma di Alfa Romeo (prima di divenire il responsabile del Gruppo Audi-Lamborghini è stato il capo del Centro Stile Alfa Romeo, il padre della 156). Il modello ha tre grandi feritoie inferiori che intagliano con un ghigno cattivo il fascione paraurti, una mascherina cromata portata alta, addirittura nel cofano motore, due fari a feritoia controcorrente (la tendenza attuale prevede ottiche estese anche sulla parte alta del parafango e della fiancata) con spot interni a vista e estremità acute come gli occhi bistrati di un Samurai. Forse un po' troppo cattiva, per essere così piccina.