di NICCOLÒ VISONÀ E PENSARE che tutto era nato dal «sassolino-Catania».
Anzi, già l'ha fatto. Sembrano passati anni luce dal decreto governativo che sulla carta avrebbe dovuto rimettere ordine. Invece è sempre più caos al termine di un'altra giornata schizofrenica terminata nella vana ricerca di qualche certezza che sembra non arrivare mai. I campionati rischiano di slittare. La Lega è compatta. Non vuole una serie A a 24 squadre e non intende piegarsi al volere della Figc. Ieri mattina le 19 «rivoltose» (mancano le quattro ripescate più il Como di Preziosi) hanno diramato un documento comune dove ribadiscono che «non intendono presentare le proprie squadre a qualsiasi prossimo impegno sportivo». La nota è stata diffusa dal Piacenza, da giorni la società più attiva nella protesta, e vuole esprimere «sdegno e stupore sul contenuto del recente decreto che, di fatto, relega alla sola serie A tutti i problemi fin qui emersi nel pianeta calcio». Le società «respingono, come del resto già più volte deliberato nel corso di precedenti assemblee di Lega, l'allargamento a più di venti squadre del campionato di serie A» e comunicano «che non intendono presentare le proprie squadre a qualsiasi prossimo impegno sportivo». Un comunicato che non lascia spazio a troppe interpretazioni. Oggi in Lega è stata convocata una riunione straordinaria per decidere quale linea adottare. Si corre il serio rischio di andare incontro a pesanti penalizzazioni e i club vogliono pensarci bene prima di proclamare uno sciopero che non avrebbe precedenti nella storia del calcio di casa nostra. Anche in virtù di quanto dichiarato ieri dal presidente del Coni Petrucci al termine di un'arroventata Giunta nazionale. Il Comitato Olimpico ha dato l'ok alla delibera della Federcalcio di allargare la B a 24 squadre, lasciando via libera alla compilazione dei nuovi calendari della serie cadetta. Ma Petrucci ha avvertito: «Il Coni potrà arrivare a tutte le estreme conseguenze per far rispettare le regole, perchè il mondo del calcio ora ha tutti gli strumenti per farlo». Petrucci ha sottolineato di aver adottato quella decisione, ma che se non ci dovesse essere rispetto di queste regola da parte del movimento calcistico «la Giunta adotterà tutte le misure necessarie ed opportune per garantire anche autoritativamente il regolare svolgimento dell'attività sportiva dei campionati», come si legge nella lettera che il presidente ha inviato a Franco Carraro al termine della Giunta. Poi la stoccata al numero uno della Federcalcio. «Siamo pronti ad adottare tutte le misure possibili, anche il commissariamento». Duro reprimenda alla protesta dei 19 club dissidenti arriva anche da Franco Carraro. Il numero uno della Figc non ha fatto nessun accenno alla minaccia di Petrucci, ma ha avvertito con toni forti le società ribelli attraverso una lettera. «La Figc è disponibile al dialogo con tutti», ma al tempo stesso per i club che non scenderanno in campo «gli organi di giustizia sportiva adotteranno i provvedimenti in base alle disposizioni federali». Spetta ora alla Lega decidere se accettare o meno la sfida. Tutto normale, fortunatamente in serie A, anche se le parole pronunciate ieri da Corioni sono allarmanti. «La decisione di allargare la B a 24 squadre «è una porcata» e quindi il presidente del Brescia si dice «pronto a non far scendere la squadra in campo, se sarà necessario». Secondo Corioni, «la Lega Calcio deve opporsi in tutti i modi a una decisione assurda e inaudita, un'imposizione politica che danneggia i bilanci di tutti», anche se oggi «sarà impossibile ritrovare in assemblea un'unità che ormai abbiamo perso da quasi due anni, da quando questa maledetta storia dei diritti televisivi viene gestita così male».