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I Tar dividono anche le alleanze politiche

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Il caso-Catania e quello sulle false fidejussioni hanno sconvolto gli equilibri di partito

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Non complete, per la verità, perché c'è sempre stato il calcio mercato a tener vivo l'interesse degli appassionati, ma c'era comunque spazio per occuparsi di ciclismo, di atletica, di nuoto e magari anche di tennis, quando avevamo qualche buon giocatore in grado di vincere qualche partita. Anche noi ci prendiamo la nostra quota di responsabilità se nelle ultime settimane non abbiamo trovato argomenti diversi e migliori del caso Catania o della vergognosa intrusione dei Tar nei meccanismi, peraltro dissestati, della giustizia sportiva. Quest'ultima ha purtroppo rinunciato ad una sua fondamentale e primaria esigenza, che dovrebbe essere quella della tempestività. E' un cardine del sistema giudiziario quello di avere diversi gradi di giudizio ma per stabilire la regolare posizione di un calciatore non è come verificare se Raul Ghiani aveva il tempo di prendere un taxi ed un aereo per venire da Milano a Roma per uccidere la moglie dell'ingegner Fenaroli. Insomma, come ho scritto fin troppe volte, i termini del caso Catania erano di un semplicità solare, purtroppo non lo erano i regolamenti se giudice sportivo, Caf e Corte Federale hanno interpretato la vicenda in modo sempre diverso. La difformità dei giudizi ha offerto impensabili spazi di manovra alla giustizia ordinaria determinando di fatto la nascita di un campionato parallelo giocato questa volta dai TAR, chiamati in causa da qualsiasi società avesse vaghi motivi di reclamo ma soprattutto la necessità di farsi perdonare un campionato sbagliato. Da tutto questo film non poteva rimaner fuori la politica che spesso trascura lo sport ma coglie invece con tempestività ogni occasione esso offra per strappare un titolo di giornale, una citazione e magari qualche manciata di voti. Molti anni fa Concetto Lo Bello mi raccontava a cena quello che gli era successo quando aveva assegnato tre rigori al Napoli in una partita giocata a Ferrara nel campionato 1966-67. Jose Altarini, che in carriera di rigori ne aveva sbagliati 6 su 20, quella volta fu implacabile ed il Napoli sconfisse la Spal per 4 a 1. La circostanza sarà stata fortuita ma qualche giorno dopo il buon Lo Bello si trovò la finanza a casa e gli venne naturale pensare che il Ministro delle Finanze, Preti, era di Ferrara. Del resto nei resoconti parlamentari si trovano interrogazioni basate su presunti errori arbitrali. Succede tra l'altro che il calcio determini anche imbarazzanti spaccature tra politici dello stesso schieramento. E' vero che è più facile cambiare partito che la squadra del cuore ma Franco Carraro, il discusso presidente della Federcalcio, non è una squadra ma un personaggio che dallo sport ha fatto frequenti incursioni nel mondo della politica, dal momento che è stato anche Ministro e Sindaco di Roma. Ora succede che proprio Carraro sia motivo di frizione tra Gianfranco Fini, che ne ha chiesto le dimissioni, e Silvio Berlusconi, che lo lascerebbe al suo posto. A complicare tutta questa vicenda è scoppiato un caso molto più grave se è vero che sono stati indagati, tra gli altri, anche due funzionari della Covisoc, la commissione che dovrebbe controllare e garantire la regolarità amministrativa dei club calcistici. Se un sindaco, per difendere la propria popolarità, si muove da Catania a Roma per manifestare davanti alla Federcalcio nella peggiore delle ipotesi si rende ridicolo, ma se un funzionario prende dei soldi per chiudere un occhio su una documentazione fasulla la vicenda è ancora più grave. Anche perché il fragile sistema delle fideiussioni ha probabilmente coperto in passato molte altre irregolarità. I due casi dell'estate dovrebbero suggerire tre provvedimenti. Il primo, al quale è stata posta mano con colpevole ritardo, è quello di assicurare allo sport la necessaria autonomia. In altre parole è impensabile che un Tar possa modificare la classifica di un campionato. Il secondo ed il terzo riguardano il mondo dello sport ed in particolare qu

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