«Le squadre non sapevano di non essere in regola»
Le indagini della procura di Roma si stanno allargando a macchia d'olio e soprattutto a velocità sostenuta per tentare di fare immediatamente chiarezza sul meccanismo irregolare che sarebbe stato utilizzato per far iscrivere le squadre di calcio al campionato. In due giorni dunque da un solo indagato sul registro degli indagati, Luca Rigone, si è passati a sei: mediatori, commercialisti e funzionari del Covisoc devono rispondere per ora, a seconda delle posizioni processuali, di truffa e falso in atto privato. La magistratura però sta verificando se contro alcuni degli indagati si possa configurare anche il reato di corruzione. Ieri dunque il procuratore aggiunto Ettore Torri e il sostituto procuratore Maria Cristina Palaia hanno inviato i primi avvisi di garanzia, ma contemporaneamente, al termine di un primo esame delle carte sequestrate da carabinieri e Finanza, sono arrivati alla conclusione che le squadre di calcio Roma e Napoli sarebbero vere e proprie vittime di un raggiro. Raggiro compiuto, secondo la procura, da alcuni degli indagati per mettersi in tasca commissioni di migliaia di euro. E non solo. In base a quanto accertato dai magistrati romani la Sbc spa, nella persona di Franco Jommi, amministratore unico, Cynthia Ruia, ex amministratore delegato della stessa finanziaria, finita nel mirino degli inquirenti per le firme false delle fidejussioni, la Federcalcio, e dunque anche Roma e Napoli, sono quindi da considerarsi persone offese. Nell'ufficio della procura è arrivata anche la denuncia penale presentata dal club giallorosso e ora gli investigatori attendono di ricevere quella della società napoletana. Gli indagati che fino a ora risultano sul «modello 21» sono il broker Amedeo Santoro, Luca Rigone, Giovanni De Vita, Paolo Landi e i funzionari della Covisoc Gabriele Turchetti e il suo braccio destro Renato Spiridigliozzi. Tutti, eccetto Santoro, nei giorni scorsi erano stati ascotati come persone informate sui fatti, ma ora, con la loro iscrizione, dovranno essere interrogati in presenza dei rispettivi avvocati. Amedeo Santoro è considerato dagli inquirenti l'uomo che avrebbe consegnato fidejussioni false intestate Sbc al broker Paolo Landi. Quest'ultimo avrebbe consegnato i documenti alla Covisoc per iscrivere le squadre. Il mediatore Giovanni De Vita avrebbe gestito l'operazione per conto del Napoli. Il broker Luca Rigone avrebbe seguito le pratiche delle società di serie C, Cosenza e Spal. Il segretario della Covisoc, Gabriele Turchetti, avrebbe indicato alle società di calcio a quali persone rivolgersi per potersi iscrivere ai campionati. Il reato di corruzione potrebbe essere ipotizzato solo quando i magistrati verificheranno qual è la configurazione giuridica della Covisoc, la commissione di vigilanza e controllo delle società professionistiche in ambito Federcalcio, cioè capire se i due rappresentanti Covisoc abbiano agito come soggetti privati o come membri di un ente pubblico. Anche la Federcalcio, considerata «vittima» di questo meccanismo irregolare, ha deciso di inviare negli uffici del palazzo di Giustizia un avvocato, il penalista Tito Lucrezio Milella: «Aspettiamo l'esito degli accertamenti prima di pronunciarci e di parlare di "mele marce" all'interno della Figc. Posso già anticipare, però, che chi non si comporta bene nell'ambito della Federazione non potrà essere difeso da noi. Sarà un nostro avversario». E ancora: «Auspico, comunque - sottolinea il difensore - che, una volta completati, gli atti acquisiti e compiuti dall'Ufficio indagini, cioè dalla magistratura sportiva, vengano allegati all'inchiesta della magistratura ordinaria. Così si avrà un quadro di insieme utile per fare chiarezza su questa vicenda». In base a quanto accertato in dieci giorni d'indagine, la somma che sarebbe finita nelle casse dei mediatori utilizzando la falsa documentazione per l'iscrizione al campionato ammonterebbe a un milione di euro. Ecco le parole degli inquiren