Uefa, ora fischia la signora Meier
La moglie dell'arbitro svizzero è la prima donna a dirigere una gara di coppa
Già questo costituisce un primato, ma la Petignat si appresta a conseguirne uno ulteriore. Ora parla di «un incontro come un altro» ma, malgrado tanto desiderio di normalità, è innegabile che giovedì a Solna, grazie alla attrazione per il calcio, una nuova barriera tra i sessi sarà abbattuta nel mondo dello sport. Nell'andata del preliminare Uefa, tra gli svedesi dell'AIK Solna e gli islandesi del Fylkir, sarà infatti la prima donna ad arbitrare un incontro valido per un coppa europea. Fisioterapista ed insegnante di musica, 36 anni, un metro e 65 d'altezza, residente a San Gallo, capelli biondi che in campo usa raccogliere con una fascia bianca, l'arbitro svizzero è ormai un personaggio nel suo paese, dove i giocatori hanno imparato a rispettare i perentori trilli di una donna che anche nella vita privata mostra di prediligere le giacchette nere, tanto da essersi innamorata di Meier, uno dei più noti arbitri europei, direttore di gara (per dirne una) di Juve-Real, semifinale di Champions. E non solo in Svizzera Nicole Petignat è ormai conosciutissima ed apprezzata: nel 2000 ancora lei è stata la prima donna a fischiare in un incontro all'estero, nella serie A austriaca. «Per quanto mi riguarda quella di giovedì è una partita normale», assicura colei che nel '99 diresse la finale del Mondiale femminile tra Usa e Cina, a Washington, davanti a 90.000 spettatori. «Non è che il maggiore interesse dei media cambi la portata sportiva dell'avvenimento. Eppure dopo che l' Uefa ha annunciato la mia designazione - ammette - il telefono non ha mai smesso di squillare: essere la prima non è facile, avrei preferito arrivare seconda». Modesta, oltre che brava, la Petignat: «Non mi considero una pioniera - si schernisce - i veri precursori dell'arbitraggio al femminile sono le francesi Nelly Viennot e Corinne Lagrange, che hanno già svolto le funzioni di guardalinee in Champions League. Se loro non avessero ben figurato, io non sarei arrivata a questo traguardo. Nelly mi ha anche scritto per farmi gli auguri». E saggia: «Mi auguro soprattutto che giovedì sera si parli più della partita che di me. Quando si parla troppo dell' arbitro non è un buon segno». Una passione, quella per il ruolo del direttore di gara, che ha coltivato a dispetto delle perplessità della famiglia. «Con mia sorella gemella Dominique - racconta ora che è ormai affermata - abbiamo passato le selezioni da arbitro di nascosto dai nostri genitori. Quando ho cominciato ad arbitrare le prime partite, da giovane, raccontavo loro che andavo come spettatrice. Quando hanno capito la verità era ormai troppo tardi, si sono dovuti arrendere all'evidenza».